sabato 15 dicembre 2018

1948-2018: DA 70 ANNI I DIRITTI UMANI SONO UN VALORE CERTO E RICONOSCIUTO.



Il tema trattato con enfasi e partecipazione in questi giorni, è incentrato sui DIRITTI UMANI e, in stretta correlazione, sui DIRITTI DA DIFENDERE e sui DIRITTI DA CONQUISTARE.  Un focus certamente molto importante, che consentirà di farne il punto sullo stato attuale delle cose nel Mondo – in generale – ed in Italia – in particolare -: anche perché non tutto è pacifico e scontato, come potrebbe apparire.                                                                           Sicuramente, esaurire un tema così rilevante non dando un giusto e ampio spazio, è praticamente impossibile: inoltre, farlo sbrigativamente, equivarrebbe a sminuirne la portata, persino opacizzandone i contenuti più profondi.  Mi limiterò quindi ad alcune considerazioni, che seguono il fil rouge dei miei personali ragionamenti.                                                                                     Esiste, in quanto anche formalmente riconosciuto in amplissime aree del Mondo, quello che è stato definito il DIRITTO ALLA VITA: diritto che, a ben vedere, segna il punto di partenza ‘certo’, in quanto SE NON ESISTIAMO, SE NON VENIAMO AL MONDO, SE QUALCUNO CI IMPEDISCE DI NASCERE ANCHE SE GIA’ CONCEPITI, il DIRITTO ALLA VITA viene completamente escluso, annullato. Da riflettere poi sul fatto che questo DIRITTO ALLA VITA quasi mai può essere espresso o esplicitato da soggetti sensienti. E questo, anche nel caso in cui QUALCUNO POSSA AFFRETTARE LA NOSTRA MORTE, la nostra FINE di Esseri Umani, per farci diventare un numero, un caso, un elemento statistico, una ‘situazione’, una ‘cosa’ e persino uno ‘strumento’ ovviamente privo di ogni personalità, di ogni soggettività, ormai lontana da ogni realtà terrena.  Al DIRITTO ALLA VITA, fanno da corollario una gran quantità di tematiche: non ultime quelle legate alla NASCITA, se si tiene pragmaticamente presente che NASCIAMO NON PER NOSTRA VOLONTA’ ma quale frutto di un atto d’Amore, come pure in modo ‘incidentale’ e quindi ‘casuale’ (anche se qualcuno potrebbe aggiungere “ma non per caso” …: ma questo è tutt’altro filone!). Come potrete ben capire, la tematica è già di per sé imponente, e le sfaccettature molteplici e concatenate: ma è un dato che la realtà dei fatti non possa essere ignorata.                                                                                          Quindi, NASCIAMO – con una certa qual tutela, attraverso il DIRITTO ALLA VITA –, e proprio attraverso questi primi elementi di base, si innestano i DIRITTI ed i DOVERI in capo alle singole Persone, ed estensivamente in capo alla Società ossia al Consorzio Umano: a questo punto, dobbiamo chiederci se e da dove essi possano trarre origine nella loro sostanza e se e quanto essi possano essere ritenutiprioritari,fondanti.                                                                                        Credo che, prima ancora di affrontare il tema occorra soffermarsi sul vero concetto-cardine, ossia quello della LIBERTA’. Un presidio insostituibile, ritengo, senza il quale sarebbe inutile andare avanti.                                                                    Vi si sono soffermati scrittori, poeti, teologi, letterati, storici, filosofi e tutti coloro che - pur attraverso ragionamenti diversi – ne hanno esaminato minuziosamente ogni aspetto. Da Aristotele a Seneca, da Bernardo di Chiaravalle a Dante Alighieri, da Sant’Agostino a Giovanni Calvino, a Leibniz, a Hegel, a Sartre, a Pasolini, a Libet, ai tantissimi altri similmente impegnati.                                              Per parlare di DOVERI e di DIRITTI – io, essere umano ‘senziente’ ed in grado di intelligere - devo possedere prim’ancora di un requisito essenziale: la LIBERTA’.
Se non sono un UOMO LIBERO, come potrò teorizzare o formulare soluzioni o esprimere critiche? E ancora, se non sono LIBERO, come potrò immedesimarmi in concetti ancor più ampi quali quelli dei DOVERI e dei DIRITTI che possano riferirsi anche ad altri.                                                                                          La LIBERTA’ nasce quindi prima di tutto, indipendentemente se ad avvalersene siano ceti diversi con condizioni economiche e sociali diverse in contesti e con scolarità diversa… la LIBERTA’ come requisito indispensabile, attraverso il cui esercizio poter giungere ad avvalersi di altri principii, quali la DEMOCRAZIA, l’AUTODERMINAZIONE, la LIBERTA’ DI ASSOCIARSI, di PARLARE, di SCRIVERE, di ESPRIMERE LE PROPRIE OPINIONI… ma anche la LIBERTA’ di poter DISSENTIRE, di poter DECIDERE, di POTER SCEGLIERE… fino a giungere alla più sottile quanto corposa LIBERTA’ DI PENSIERO cui fa da contrappunto la LIBERTA’ DI POTER DETERMINARE, ESSERE PADRONI DELLE PROPIE SCELTE,  DECIDERE PER SE STESSI ma anche INFLUENZARE LE ALTRUI VALUTAZIONI, DECISIONI e SCELTE… e cui fa da enorme, immenso contraltare teologico, filosofico e sociale l’enorme concettualità legata al LIBERO ARBITRIO.              Se non so o non posso fruire della mia LIBERTA’, come potrò esercitare – ad esempio - una virtuosa TOLLERANZA, comprendendone l’elasticità dei limiti e degli ambiti?… e tanto altro ancora.                                                                                                                                                      Una disamina del tutto sommaria e fin troppo rapida in questa sede, ma che giova a dare un’idea di quanto possa essere arduo parlare di temi importanti nell’odierna società – ossia quello dei DOVERI e quello dei DIRITTI – senza aver prima la giusta CONSAPEVOLEZZA di altre e non meno importanti questioni.     Peraltro, parliamo sempre di DIRITTI che non possono sussistere se non vi corrispondano dei DOVERI, e viceversa… un po' come il RISPETTO, poiché se non si rispetta non si può pretendere di essere rispettati… concetti concatenati intimamente, in un DUALISMO straordinario e onnipresente, al pari del BIANCO e del NERO, del BENE e del MALE, della stessa matematica, della musica, dell’ARMONIA che deve trionfare a livello UNIVERSALE.                Certamente, i DOVERI, gli OBBLIGHI, sorgono in molti casi come un contraltare naturale ai DIRITTI: così come le LEGGI nascono dall’esigenza di dare e trovare soluzioni e disciplina a tutto ciò che possa ledere i DIRITTI, tanto individuali che collettivi.                                                                                                                              Il Mondo è percorso dai fremiti dell’incertezza, della rabbia, del disordine, della violenza, della guerra, dell’abuso e del sopruso… in tutto ciò l’Uomo deve cercare di non farsi travolgere, di non perdere o negoziare la propria DIGNITA’, la propria ONESTA’, la propria CONSAPEVOLEZZA, la stessa propria LIBERTA’, non cedendo al canto di quelle sirene che lo possano invogliare a dismettere i propri VALORI RADICATI ed i propri nobili PRINCIPII per sostituirli con NUOVI E DIVERSI VALORI, NUOVI E DIVERSI PRINCIPII, forse più alla moda – più che altro  ammiccanti in quanto legati all’evolversi dei tempi – ma di consistenza ben diversa.           Che, tra tutti i vantaggi che forse potrebbero possedere, hanno l’enorme svantaggio di abbattere quelle quattro colonne entro le quali, dai tempi, abbiamo costruito il nostro personale ‘recinto sacro’ ossia, le nostre REGOLE.        

                                                          Giuseppe Bellantonio


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lunedì 1 ottobre 2018

FLIP PRESENTA: PREMIO ITALIA DIRITTI UMANI 2018

FREE LANCE INTERNATIONAL PRESS
                                            14 Ottobre 2018 ore 16
Premio Italia Diritti Umani 2018® 

Dedicato alla memoria dell’ ex Vice-Presidente della Free Lance International Press Antonio Russo
Aula Magna della Facoltà Valdese di Teologia 
Via Pietro Cossa, 40 (Piazza Cavour) Roma

Il Premio Italia Diritti Umani nasce dall'esigenza - da parte delle associazioni coinvolte - di voler dare un giusto riconoscimento a coloro che, per la loro attività, si sono distinti nel campo dei Diritti Umani. 
In un mondo in cui il profitto sembra essere lo scopo ultimo di ogni intento, bisogna sostenere chi lotta veramente, sacrificando spesso gran parte (o del tutto) la propria esistenza per aiutare il prossimo. 
I Mass Media spesso non prestano la dovuta attenzione al tema dei Diritti Umani, se non in maniera superficiale. 
È giunto quindi il momento, non solo di dare un giusto riconoscimento a chi lotta per la difesa dei più deboli, ma anche di parlare su come possano essere tutelati meglio questi diritti che, anche in Paesi come l’Italia oltre che all'estero, sono sistematicamente violati, soprattutto nei confronti dei più deboli.
IN COLLABORAZIONE CON
Amnesty International – sezione italiana e Cittanet

 P R O G R A M M A
Moderatrice e presentatrice del Premio 
Neria De Giovanni: Free Lance International Press, Presidente dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari. 
Interventi
Antonio Cilli: Cittanet founder, mobile e video, un nuovo modo per fare giornalismo 
Emanuela Scarponi - agenzia di stampa Africanpeople Diritti umani in Africa -  Maria Elena Martini – Presidente Associazione Arte e Cultura per i Diritti Umani Educare ai Diritti Umani - 
Riccardo Noury - Portavoce Amnesty Italia Le periferie dimenticate del mondo 
Buffet 
L’Associazione Artisti Civili presenta un estratto da “Denunciami pure”
di e con Ferdinando Maddaloni e Katia Nani

Premiazione PREMIO ITALIA DIRITTI UMANI 2018 
Consegnano i premi e leggono le motivazioni gli attori:
Elena Di Cioccio, Alessandra Izzo, Domenico Macrì
e lo scrittore Paolo Di Orazio

Saranno donate opere messe graziosamene a disposizione dagli Artisti 
(in ordine alfabetico)
Liliya Kishkis Marotta 
Guia Muccioli 
Isabella Scucchia 
Nastasya Voskoboynikova
Al termine della Cerimonia di Premiazione, il Presidente della
Accademia di Alta Cultura - Giuseppe Bellantonio - 
a nome della stessa e della 
Fondazione Cea - Milano, Presieduta  da Nicola Cea - entrambe legate alla FLIP da comuni visioni basate sulla Cultura, i Diritti Umani e l'Arte in tutte le sue manifestazioni, consegnerà due opere: una al Presidente della FLIP Virgilio Violo, quale grata testimonianza del suo energico impegno, e l'altra a Neria De Giovanni, per la propria attività di scrittrice ed editrice., sempre attenta alle tematiche relative ai Diritti Umani

domenica 2 settembre 2018

CON LA LUCE NEGLI OCCHI: IL 'PREMIO MICHELE CEA' E' AL SUO TERZO APPUNTAMENTO!

La FONDAZIONE MICHELE CEA, ispirata per favorire in special modo quei giovani Artisti che - per questo tramite - hanno la possibilità di poter esporre le loro opere, senza sobbarcarsi alcun onere, da' il suo terzo appuntamento per l'8 Settembre a Milano, 
nella particolare cornice della ex Fornace Gola.
Artisti e Pubblico accorreranno numerosi a questo appuntamento, che - forte delle belle tinte dell'Amore per l'Arte - vede impegnati in primis gli ispiratori della Fondazione, Nicola Cea e Lina Bavaro, che in tal modo mantengono fortemente viva la Memoria e la bella espressività artistica del sempre presente 
Michele


La Fondazione Michele Cea
è lieta di invitarla 
alla terza edizione del "Premio Michele Cea",
sabato 8 settembre  alle ore 19:00 
presso i locali della ex Fornace Gola 
(Alzaia Naviglio Pavese 16, Milano)
 
La Mostra delle opere finaliste e di quella vincitrice, 
insieme a quelle di Michele Cea 
e degli Artisti vicini alla Fondazione,  proseguirà fino a sabato 15 settembre 2018 
e sarà visitabile ogni giorno, 
al mattino dalle ore 10:00 alle ore 12:30 
e nel pomeriggio dalle 15:00 alle ore 21:00. 
Nella giornata di domenica e in occasione di appuntamenti serali 
come riportato nelle locandine in allegato, 
la Mostra resterà aperta fino alle ore 23:00.


FINALISTI, DIDASCALIE, OPERE

Elisa Baldissera, Overfishing #2, Tecnica mista (testa di pesce, scritta su carta, rete da pesca, latta di tonno, resina epossidica, vernici), 42 X 54 cm (più rete), 2017
Caterina Gomirato, Piani multipli sovrapposti,
Acrilico su Astralon, 35 x 25 cm, 2018
Elisabetta Gomirato, Stratificazioni in blu (dittico),
Pittura incisa stratificata, 70 x 34 cm, 2017
Giulio Marano, Senilità,
Matita e pastello su carta, 15 x 24 cm, 2018
Swish (Jacquelin Pangsepp), Eyes - Mirror of soul,
Grafite micromina 0.5 HB, 42 x 60 cm, 2018
Remigio Fabris, Il rifugio delle lacrime,
Acrilico su carta fotografica, 30 x 40 cm, 2017
Massimo Quadrelli, Untitled 16,
Smalto e acrilico su tela, 80 x 100 cm, 2016
Gabriela Starciuc, Specchi dell’anima,
Collage digitale, 40 x 60 cm, 2018
Fabio D’Agostino, Deus ex Machina,
Tecnica mista (ferro cotto smaltato e bronzato con pigmenti metallici,
alluminio), 60 x 60 x 150 cm, 2018
Gloria Veronica Lavagnini, Guardandosi attorno,
Tecnica mista (collage di materiali e carte su tavola), 80
x 100 x 4 cm, 2018
Tamara Galenski, Crepe,
Ceramica, 35 x 27 x 15 cm, 2018
Daria Zyablitseva, Il segreto,
Gesso, 28 x 20 x 12 cm, 2018
 DONATORI PRESENTI

Giovanna Alfeo, Il dialogo di Penelope, Acrilico e fili metallici, 70 x 100 cm, 2018
Marilenamia Cicciù, Traboccante energia, Tecnica mista, 40 x 80 cm, 2018
Vittoria Salati, La bella Nefertiti, Tecnica mista incisione su tavola mdf, 60 x 60 cm, 2018
Salvatore Morgante, Ortus, Dittico – Acrilico su tela, 300 x 100 cm, 2016
Elisabetta Piccirillo (inspired by E.N.), Who’s the artist who stole my eggs?
Chi è l’artista che ha rubato le mie uova?,
Tecnica mista, 80 x 60 cm, 2018
Letizia Lo Monaco, Face OFF, Pennarello e acrilico su cartoncino, 70 x 50 cm, 2018
Mario Passarello, Primavera, Acrilico su tela, 60 x 60 cm, 2018
Giuliana Marchesi, Sulle sponde del fiume, Olio su tela, 60 x 60 cm, 2018
Giuliano Mantovani, Verso la collina, Tecnica mista
(acrilico, stucco e bitume), 40 x 30 cm, 2018
Teresa Claudia Pallotta, Pamplona, Olio su faesite, 80 x 60 cm, 2017
Liliana Angela Grassi, The Beauty of Damage,
Acrilico con applicazioni in foglia oro su tela, 4 tele - 50 x 50 cm, 2018
Luciana Trappolino, I volti di Gerusalemme: Introspezione,
Fotografia B&W, 50 x 70 cm, 2017
Cetti Tumminia, T R A S P A R E N Z E   # 2, Tecnica mista (grafite,
PanPastel, matite colorate) e carta su faesite, 50 x 50 cm, 2017
VaLery, Luce, ombre e trasparenze 1, Olio su tela di iuta, 60 x 80 cm, 2018
RECENSITI PRESENTI
Liliya Kishkis Marotta, Sarà Luce!, Tecnica mista, 50 x 80 cm, 2017
Cristina Donati Meyer, Donald e Frida, Olio e acrilico su tela,
70 x 100 cm, 2018
 Paola Zola, Luce dal profondo, Olio su tela, 60x80 cm, 2017
Anna Casu, Libera Nos A Malo, Olio su tela, 60 x 60 cm, 2017
Claudio Della Rocca, Il Guerriero della Luce,
Acrilico dipinto a spatola su cartoncino, 50 x 60 cm, 2017 


 

venerdì 20 luglio 2018

MASSONERIA: PERSECUZIONI ALL'OMBRA DELLA LIBERTÀ, DELLA DEMOCRAZIA, DELLA FRATERNITÀ' SOCIALE ?



Le notizie che riguardano il contesto della Massoneria Italiana, delle diverse Associazioni che la costellano ed i Fratelli e Sorelle che in esse possano operare, sono sempre più dense di contenuti spesso sconcertanti.             Mai come in questi ultimi mesi si sono susseguiti interventi e repliche: di ogni tipo e non di rado dai toni accesi e fortemente evocativi delle più oscure pagine di Storia.                                                                                           Anche in questa circostanza, da più parti ho ricevuto sollecitazioni ad esprimere delle mie considerazioni, persino ad assumere una posizione: soprattutto per ‘dare voce’ – direttamente o meno - a quei validi, onesti, Massoni che sono stufi di essere nell’occhio del ciclone, maltrattati e persino irrisi, per responsabilità non certo loro ancorché per il solo, semplice  e affatto banale fatto di essere degli aderenti (iscritti o adepti che si possa indicare) ad una Loggia Massonica.                                                   Preciso subito che ogni Massone, purché Iniziato ‘regolarmente’ (ossia nel corso di una Cerimonia contraddistinta da un certo qual ‘rito’, ossia ‘cerimoniale’ – i ‘cerimoniali’ esistono dappertutto, nella vita civile come in quella di culto: rappresentano quell’insieme di regole e precetti che disciplinano talune azioni di carattere solenne nel corso di incontri che si tengono in aderenza ai principii ovvero agli ideali in cui possano legittimamente rispecchiarsi gruppi omogenei di soggetti. Niente di strano o di segreto, quindi, poiché del tutto – a livello mondiale - c’è amplissima bibliografia e ne sono stracolme  anche  le pagine di una moltitudine di siti del web, oltre che  le biblioteche: anche delle più prestigiose Università), diviene comunque componente di una comunità diffusa in tutto il Mondo (e quindi Universale, da cui il termine di ‘Massoneria Universale’) piuttosto che non del solo raggruppamento ove si sia sviluppata tale Cerimonia (raggruppamento dal quale potrà sempre ‘uscire’ – specie allorché non sussistano più gli elementi per permanervi -, per passare ad altra esperienza). Sottolineo il termine ‘regolarmente’ poiché lo stesso è la costante che contraddistingue il tutto: si riferisce allo svolgimento della cerimonia (che dev'essere effettuata secondo un ben preciso rituale, tanto per la parte scritta che per quella rappresentata, diversamente… abbiamo scherzato!); si riferisce al celebrante (che deve presiedere seguendo anch'egli quanto previsto; celebrante che dovrebbe essere stato anch'egli ‘iniziato’ regolarmente, così da divenire ‘portatore sano’ di un messaggio dagli alti contenuti umani, filosofici, esoterici, simbolici e allegorici); si riferisce al locale dove avviene l’evento (adeguatamente e correttamente allestito); si riferisce anche alla parte amministrativo-burocratica, attraverso la corretta acquisizione dei  riferimenti personali dell’interessato ma anche attraverso il trasferimento allo stesso di ogni notizia utile relativa al gruppo (ad es.: statuto dell’Associazione, sottoscrizione dell’autorizzazione al trattamento dei dati personali, acquisizione della dichiarazione di controparte con evidenziandone del soggetto deputato al trattamento degli stessi, copia degli Statuti Generali dell’Ordine cui – attraverso l’adesione – si ‘appartiene’,  copia della Regola/Costituzioni operative, e quant'altro sia utile e necessario per consentire al neofita di ben conoscere il contesto cui egli aderirà).     E questo per chiarire il concetto di ‘regolarità’, una regolarità in effetti riconducibile alla correttezza con cui si opera piuttosto che non demandata a ‘pezzi di carta’ bellamente incorniciati: tenendo ben presente che in capo a chi operi in ogni gruppo - i soggetti non sono certo parte passiva, utili solo a versare delle quote - compete il diritto/dovere di non dare per scontato alcunché, vigilando e anche verificando ciò che accade intorno a lui. Tutte cose date spesso per scontate, ma che non sempre lo sono, nella realtà.                                                                 Chiarito che ogni Massone regolarmente iniziato è membro a pieno titolo della Comunità Universale, va sottolineato che egli è assolutamente tenuto a rispettare le Leggi dello Stato ove egli operi.  Il che già chiarisce in modo inequivocabile che egli non possa discutere né criticare le Leggi cui è tenuto di uniformarsi; lo stesso discorso vale anche per il divieto di trattare di religione (qualunque essa possa essere): divieti tassativi e ineludibili, sempre ché si intenda operare correttamente.  Ne deriva che i Massoni – e per estensione la Massoneria in generale, e, nel presente contesto quella italiana in particolare – non possono esplicitare una presa di posizione anche critica circa le Leggi e/o le Istituzioni dello Stato, cui sempre e comunque è dovuto inequivocabile rispetto.                                                          E con questo credo di aver dato un’idea ben precisa, a chi possa leggere, circa lo stato delle cose, e – di conseguenza – anche della mia ferma volontà di non entrare nel merito di una situazione che vede fin troppi interventi, più o meno ponderati, più o meno a sproposito, più o meno temerari, più o meno qualunquistici - non essendo basati su alcuna ratio reale e concreta, ma persino sostanzialmente colmi di anti-storicità -.             ,                                             Mi si potrà chiedere ‘ma cosa si deve fare se taluni elementi legati a quella Libertà, a quella Democrazia, a quella Fraternità sociale che la stessa Carta Costituzionale tutela - e che anche a livello internazionale sono pur tutelati ampiamente – possono dare l’impressione di essere compromessi?’.            La risposta è semplice: se ne potrà discutere riservatamente, in modo salottiero ma non pubblico; però si dovrà anche valutare se all'interno siano stati rispettati tutti i canoni della trasparenza, della correttezza, della stessa ‘regolarità’ procedurale e comportamentale. Solo in seguito – una volta accertato che al proprio interno tutto sia ‘giusto e perfetto’ - si potrà sviluppare il pensiero anche in modo formale, prediligendo però dei ‘libri bianchi’, impersonali ed oggettivi, che possano affrontare anche situazioni delicate ma in modo scientifico e costruttivo, persino analizzando e proponendo correttamente, rivolgendosi a tutto il contesto sociale.  Come pure, si potrà trattare in pubblico ogni aspetto culturale (etico, filosofico, storico, di ogni tipo di fenomeno: comunque non affrontando tematiche politiche come religiose), ma mai arrivando a raffronti, contrapposizioni scontri.                                                   Ecco quindi che, al più volte richiamato concetto della ‘regolarità’, si affianca quello della ‘correttezza e della trasparenza’ operative: inutile sostenere ‘ce l’hanno con me’ se prima non si sia data dimostrazione reale e concreta di aver rispettato le Leggi dello Stato e le sue Istituzioni, ponendo invece in essere attività dai contenuti contraddistinti da certa qual opacità.   In estrema sintesi, indifferentemente se tu sia membro di un’associazione iniziatica, della bocciofila, di una compagnia di teatranti o musici, se prima non rispetti, poi non puoi pretendere di essere rispettato.                                                                                                                      Non credo quindi nell'utilità di ‘appelli’ o prese di posizione pubbliche, che sovente si trasformano in enunciati 'salvifici' che possono persino ricondurre a certo qual sospetto ‘trasversalismo’ e quindi ‘utilitarismo’ (le esternazioni, quale pratica vetrina utile a testimoniare una qualche ‘esistenza in vita’ di taluna o tal'altra delle tante, troppe, 'piccole patrie').                                   Anzi, ho sempre ritenuto che questi appelli, queste ‘lettere aperte’ queste ‘interviste’, al netto di ogni possibile buon proposito, possano avere un effetto boomerang le cui conseguenze non è facile immaginare né prevedere..         E in questa fase, pur con le dovuta prudenza, da leale Cittadino rispettoso delle Leggi dello Stato Italiano e delle sue Istituzioni, non posso che essere schierato su detto fronte, con il forte, profondo, rammarico che – per le irresponsabilità o lo strano atteggiamento di taluno – sia l’Istituzione Massonica – dagli alti valori e dalle nobili tradizioni – a patirne.   E con essa tutti coloro che - bravi, onesti e leali – vi appartengano e che, con tutta evidenza, non hanno la volontà e la forza sufficienti a spalancare le finestre, facendo alfine entrare aria nuova e fresca, così gettando alle ortiche i lacci ed i lacciuoli che imbriglino (ma anche...imbroglino) il loro percorso iniziatico.                                                        Tutto ciò si chiama ‘rinnovamento’ – o, se volete, ‘cambio di passo’, ricerca di nuovo vigore, di nuova energia -: un rinnovamento che certamente deve preservare le più nobili e alte Tradizioni, ma che deve guardare costruttivamente e concretamente ad un futuro che è già nel nostro presente.   
                                                                                                           Roma, 20 Luglio 2018                                                                            Giuseppe Bellantonio 

NOTA: Alcuni Lettori, mi hanno posto una domanda  "come mai non ha chiarito qualcosa circa le accuse di segretezza, ecc. ecc."      Semplice: nelle Associazioni che siano state costituite - e quindi operino - regolarmente, il 'segreto' non esiste.   Al pari delle 'obbedienze' cieche e indiscusse verso i vertici, Se esistessero Logge o gruppi segreti, non è la Massoneria ad essere responsabile ma le persone - fisiche - che abbiano posto in essere atteggiamenti e atti improntati al segreto nonché alla commissione di reati tanto di tipo civile che penale. Soggetti che DEVONO essere inquisiti e processati, anche a loro stessa tutela, e associazioni/gruppi che - ove accertata l'esistenza di complicità e/o omissioni di terze persone - DEVONO essere sciolti, poiché nulla hanno a che fare con la vera Massoneria (che diviene solo un comodo paravento, al pari di quanto possa avvenire con qualsiasi altro tipo di formula aggregativa).  Il legislatore dovrà solo precisare e quindi indicare che, nel periodo in cui indagini e accertamenti di Polizia Giudiziaria vengono espletati, le attività del gruppo interessato vengano immediatamente sospese e, contemporaneamente, vengano avviate in ogni caso indagini amministrative sulla completezza della documentazione interna, sulla contabilità e sulla riconducibilità e gestione delle somme di denaro colà circolanti e delle modalità di formazione e gestione dell'eventuale patrimonio direttamente ovvero indirettamente in capo all'ente associativo.
Roma, 21 Luglio 2018
Giuseppe Bellantonio

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lunedì 16 luglio 2018

QUANTO BUIO NELLA CITTÀ DEI LUMI !!!


Il mio articolo di poche ore fa, esprimeva valutazioni e sensazioni incentrate sul tema dell'ILLUMINISMO, di come lo stesso fosse da ritenere superato, di come ci trovassimo in un post-Illuminismo dai nuovi connotati e dai nuovi valori (o pseudo tali), di come la Francia non potesse più fregiarsi (se non per mera citazione storica) attuale patria di un Illuminismo in realtà poco splendente né 'portatore sano' dei valori tutti di cui al classico trinomio LIBERTE' - EGALITE' - FRATERNITE'.  Quest'ultimo fortemente offuscato da una perdurante visione colonialista e da uno smercio imponente della propria industria pesante.
I 'festeggiamenti' per la conquista (certamente ambita) del titolo di Campione del Mondo di football, hanno dato luogo - non solo a Parigi - ad una serie di violenze e vandalismi, imprevisti.
Se rispondono al vero le notizie pervenutemi da amici francesi, la 'battaglia' per le vie delle città francesi ha prodotto ben 12 morti, 870 feriti, circa 250 autovetture date alle fiamme, innumerevoli saccheggi e danneggiamenti!
Possiamo dire che, con la scusa dei festeggiamenti, una parte delle persone confluite nelle vie e nelle piazze aveva dei programmi ben diversi, da attuare comunque fossero andate le cose sul campo da gioco.
Dal mio punto di vista, una forma di ribellione che ha messo a nudo ancora una volta il malessere di una Francia segnata dai fermenti di una banlieu ormai ghettizzata, ridotta a dormitorio e sovente - a quel che riportano le nostre tiepide cronache - a terra di nessuno, dove la stessa Gendarmerie è molto prudente a mostrarsi. 
E l'Europa - ovvero, 'certa' Europa inspiegabilmente quanto ostinatamente schierata a favore dell'immigrazione (incauta, incontrollata e pericolosa)  - ancora parla di 'integrazione': ma è chiaro che questa non esiste, e soprattutto non esiste per la volontà dei potenziali 'integrandi' di non essere 'parte integrante', bensì 'corpo a sè'. 
Germania, Inghilterra, Svezia, Francia ne sono buoni testimoni, al pari di altre Nazioni: tra cui l'Italia.
Al massimo, possiamo parlare di una 'società multietnica' che, però ha in sè i semi della discordia.
I Francesi, nelle cui vene scorre forte il senso della Patria, mal digeriscono e mal digeriranno questa situazione: attribuendo - a torto o a ragione - la colpa di ciò all'Esecutivo. Un Esecutivo dal quale hanno sempre preteso attenzione e solerzia nell'affrontare con energia le tematiche e le problematiche che possano coinvolgere il Popolo, la Nazione.
Oggi é Macron ad essere nell'occhio del ciclone: i Cittadini chiederanno risposte ai loro interrogativi.
Vedremo come le reazioni possano testimoniare  l'avvio o meno di una parabola discendente: per l'Eliseo, per l'Esecutivo, per la Francia.

Roma, 16 Luglio 2018
Giuseppe Bellantonio


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sabato 14 luglio 2018

LA PATRIA DELL'ILLUMINISMO? SI...NO...FORSE...MA...


Oggi, 14 Luglio 2018, la Francia celebra istituzionalmente la propria festa nazionale. Una data da sempre importante: specie per tutta una serie di ‘onde’ che, rincorrendosi nel tempo, hanno segnato la vita socio-politica dell’Europa. E non solo.                                                                                                       Queste ‘onde’ hanno un nome ben preciso, direi scientifico: ILLUMINISMO.          Una ventata allora innovativa, dinamica, prettamente laica, ‘nata’. almeno secondo la vulgata corrente – con la presa della Bastiglia, odiata prigione parigina, da parte di un gruppo di rivoltosi.  Anche se l’iconografia classica presenta le alte mura di una rocca lambite da alte fiamme, seminascoste dal fumo delle esplosioni e dell’incendio purificatore, uomini e donne in armi, i numeri di soggetti coinvolti in quell’evento sono in realtà modesti: resta però l’evento, ormai entrato nella Storia come la miccia che, infiammandosi, diede il via alla Rivoluzione Francese. E con questa, all’epoca dei Lumi: grazie al ‘dipanarsi delle tenebre’ con cui le menti, i cuori, i processi intellettuali e sociali, presero nuova forma, nuova energia, e – da qui – nuovi indirizzi.                       Fin qui, rendiamo onore alla parte celebrativa, alla Storia – così come ci è stata tramandata dalla tradizione -, ma anche al Popolo Francese: che da quel momento si è sentito avere una sorta di ‘marcia in più’ rispetto al resto delle Nazioni.                                                                                            Premetto che le riflessioni che seguono sono forti del mio reiterato, personale, assunto: la spinta illuminista si è ormai esaurita da almeno vent’anni, e quest’epoca – che, per comodità – ho definito post-illuminista è in cerca di una nuova e diversa dimensione, di nuovi simboli attraverso i quali identificarsi e sentirsi forte a lungo.    Oserei dire che – segnati come siano da lotte, violenze, menzogne, conflitti, emigrazioni incontrollate - siamo in cerca di un nuovo modello sociale, economico, finanziario, politico e persino religioso.          Modello ancora indefinito - che già vede all'orizzonte dei falsi profeti -, che percepiamo doverci essere, cui faranno riferimento nuovi uomini giusti.         Ecco che oggi, guardando nelle TV quella scia deforme lasciata dai caccia in volo su Parigi, in molti hanno voluto vedere un segnale, un simbolo posto tra ciò che non sarà più e ciò che potrà essere: uno shock per i francesi, ma anche un motivo di turbamento, uno strano brivido, per l’Europa tutta.                           Vado alla domanda cardine di questo mio articolo: al di là della Storia ormai preconfezionata e quasi intangibile, che ci dipinge i grandissimi meriti dell’Illuminismo, possiamo veramente dire e sostenere che sia stata ‘vera gloria’?                                                                                                        E la cultura, l’Arte, le intelligenze, i modelli socio-amministrativi e politici, le scoperte scientifiche e di ogni tipo che PRECEDETTERO quella data, non ebbero significato e valore? Il 1789 fu veramente l’ ‘anno zero’ per questa nostra Europa?                                                                                                   No… sono sicuro di no! E questa sicurezza, che viene dalla consultazione di dati aggregati e non, insieme ai libri me la fornisce il web, grazie al quale è possibile visualizzare con rapidità una gran mole di dati, spesso messi già in bell'ordine e pronti per essere analizzati e utilizzati.                                                  All'epoca dei Lumi si ascrive - pomposamente - anche il merito di aver dato il via a quelle situazioni che, via via, hanno determinato quel processo evolutivo a spirale che, in quanto moltiplicatore dei redditi, ha consentito la formazione della ricchezza.     Sembra, questo, un accenno che possa riguardare esclusivamente la formazione della filiera reddito-capitale-ricchezza: in realtà, non è così; la tematica investe anche molti altri settori.                                 Ma il benessere, la ricchezza, non nascono con i Lumi, hanno radici più profonde e precedenti: così possiamo affermare che il benessere nasce prima, da un’Europa fortemente cristiana. I Lumi sono successivi, costituiscono una derivazione, un ramo via via sempre più ampio e fecondo, pregno di ribellione e di desiderio di rivalsa verso una classe dominante costituita dalla nobiltà e dalla chiesa, che fino ad allora avevano anche oppresso e messo a tacere qualunque pulsione che potesse risultare un pur minimo tentativo di cambiamento.             Ecco, i Lumi furono ‘il’ cambiamento, all'insegna della spinta che originò dalla Rivoluzione Industriale inglese, in uno all'affermarsi di quella Riforma Protestante che aiutò la nascita del capitalismo ‘moderno’. Furono anche l’innesco – stabile, per lunghissimo tempo – che ha consentito la conquista di una ‘conoscenza’ pratica e dinamica, legata ai beni, alla ricchezza, grazie alla propria visione ‘libera’, in opposizione a quella della chiesa cattolica e dei vincoli da questa frapposti.                                                                                    Ma il progresso, quale risultante di tutta una serie di fermenti intellettuali e sociali (anche se di alto livello, anche se spesso ‘imposti’), nasce prima, molto prima.                                                                                                 Questo nuovo modello di pensiero e di azione, che sottolineò la propria qualità ‘laica’ - in contrapposizione a quello precedente, dove l’amministrazione della chiesa la faceva da padrone – via via diventò ‘laicista’, ossia apertamente anticlericale: così prediligendo una visione agnostica e spesso del tutto atea e anti-clericale  che allontanava dal culto dalla fede. Fede al cui posto si faceva largo una diffusa secolarizzazione, con al centro un uomo diverso e nuovo, guidato dalla ‘dea ragione’ verso una vita all'insegna del materialismo.     Proprio alla luce della constatazione che l’Illuminismo abbia avuto forti effetti collaterali, con una intossicazione da over dose di gnosticismo e scetticismo religioso, ci stiamo trovando ai segni evidenti di un contraccolpo: la gente sente il bisogno di ‘credere’; non più affidandosi ai partiti (che in Europa vivono oggi una stagione di forti tensioni interne, così non costituendo più riferimento ideale), o a uomini, o a chiese che non siano in grado di lanciare il giusto messaggio. Non della mescolanza indiscriminata di genti che hanno livelli culturali e percettivi del tutto diversi – e che quindi mai potranno ‘sintonizzarsi’ con rapidità – andando a costituire un’ammucchiata che spinge inesorabilmente in basso le conquiste fatte: cultura, arte, tradizioni, radici etniche e territoriali. Bensì, sono in attesa di poter ‘credere’, affidandosi con serenità, ad un qualcuno che comprenda, corregga, esalti: annullando rapidamente gli errori accumulati nel tempo da classi dirigenti incapaci di una visione prospettica seria e razionalmente sostenuta, anche a livello tecnico-scientifico.                               L’Illuminismo si è depotenziato, mano a mano che i ‘sistemi’, attraverso l’esercizio del ‘potere’, hanno ecceduto nel far calzare questa veste ‘laicista’, dando per scontato di poter diventare il ‘faro’ di popoli e genti cui veniva depotenziata o sottratta la loro forza morale e spirituale. Vero motore per realizzare quella ‘crescita’ che, pur essendo individuale, rappresenta il vero bene comune.                                                                                                  Ecco perché quella ‘strana’ scia lasciata nel cielo di Parigi può ben rappresentare la fine visibile dell’Illuminismo e di tutti i miti (a volte, solo favolette) ad esso connessi.
Roma, 14 Luglio 2018
Giuseppe Bellantonio  

NOTA - A 'caldo', dopo la lettura di quest'articolo, alcuni Lettori in amicizia, hanno preso contatto con me, pregandomi di esplicitare meglio alcune parti del mio pensiero. Cosa che faccio volentieri.
Il processo di sviluppo, di crescita, che DEVE coinvolgere TUTTE le generazioni - e non solo quelle più giovani -, ha oggi un estremo bisogno di SPIRITUALITÀ al fine di meglio poter esprimere la propria natura creativa, costruttiva.        Perché?                                                                                                     Ma perché lo sviluppo globalizzato, all'insegna del materiale, del potere, del denaro, della sopraffazione, ha accelerato la crescita di 'falsi valori' come di 'falsi miti', andando letteralmente a smantellare quei 'valori reali' alla base dello sviluppo - lento, metodico, sedimentato - di genti e popoli.
Intorno a noi ci sono tali e tanti problemi da incutere paura!                      Classi dirigenti carenti di esperienza e di formazione (quasi sempre 'create' a bella posta, a tavolino, dai loro reali 'padri': occultamente ben presenti alle loro spalle), difficoltà nel lavoro, aziende in crisi che non reggono il cambio rapido degli scenari, il gioco crudele delle delocalizzazioni, la consapevolezza che occorra sanare gli squilibri interi e internazionali, la certezza che non è con le armi che si possano risolvere i contenziosi o tenere in scacco intere nazioni, la necessità di rafforzare il valore ed il concetto stesso di PATRIA nonché l'ente FAMIGLIA, quale unico caposaldo alla tenuta di quel che resta di essenziali valori etici e sociali...  Ecco, tutto ciò ha alle spalle la pletora di soggetti che, fors'anche privi di cultura, proprio rifacendosi ai Lumi e alle diverse (rispetto a prima) energie veicolate dalla Rivoluzione Francese, si riempiono la bocca (e tentano di riempire i nostri cervelli, tentando di forzare il nostro sentire attraverso ragionamenti artificiosi e speciosi ) con 'nuovi' pseudo-valori incentrati sul classico trinomio LIBERTÀ - UGUAGLIANZA - FRATELLANZA. Valori enormi, certo, ma ormai 'rimodellati' ad uso e consumo di chi è impegnato in operazioni di manipolazione.
Ma se il trascendente viene cancellato da una visione pragmatica e ormai laicista, mi dite voi come può esistere (e mi rifaccio anche alla - solo apparente - antitesi tra FIDES e RATIO) un progresso, un'era all'insegna dei Lumi, senza la presenza di un ingrediente essenziale qual'è il ricondursi al Divino?            Certo, l'uomo ha 'inventato' altri elaborati, altri schemi, tentando di surrogare la zoppìa di spiritualità. Ma ormai i nodi sono giunti, prepotenti, al pettine!
Una cosa è la 'dea ragione' che intellettualmente possa sostenere i nostri processi intellettivi e di crescita, una cosa è operare in modo agnostico, senza il supporto costante di un modello spirituale e fideistico, senza Dio ed i Suoi insegnamenti.  
Le nostre stremanti fatiche umane. le nostre vicissitudini, sono meglio sopportabili con i valori di tutta una vita e con gli insegnamenti che in essi sono insiti: ma l'indignazione per eccessi, squilibri e ingiustizie, non possono farci sostituire detti valori con surrogati posticci, simil-veri, ma dagli evidentissimi forti limiti.
Ecco perché - fermo restando il fervore creativo scaturito all'epoca dai Lumi, quale ribellione alle ingiustizie e soprattutto ai limiti fino ad allora imposti da nobiltà e clero (il 'terzo stato' era costituita dai contadini, poi in gran parte sostituiti dalla borghesia), oggi non si può più concedere a questo processo intelletual-creativo il potere di surroga ai valori dello spirito, dell'anima, della fede nel trascendente. E questo - sempre secondo la mia ottica, certo - priva ormai la Francia di quel plusvalore derivatole dall'essere (stata) patria del movimento dei Lumi.    Anche perché come può ancora sostenere questi valori una nazione che ha fortissimi interessi coloniali e che è preminente nella fabbricazione e vendita di armi? Un non-senso: reso fascinoso dal ricondursi, sempre e comunque ma solo a parole, ai valori del trinomio originario.
Ecco quindi che, a mio avviso, al classico trinomio LIBERTÀ - UGUAGLIANZA - FRATELLANZA possiamo, anzi dobbiamo, aggiungerne un altro: SPERANZA - DIGNITÀ - RISCATTO.
Non dimenticando che è proprio la DIGNITÀ il valore dei valori, quello che si riferisce direttamente all'esistenza dell'uomo e che rispecchia il senso del divino e tutti i principi in esso insiti.
Chi saprà farsi carico di questi valori, anche quale forte movimento di opinione, guidando genti e popoli assetati di pace e di giustizia sociale, chiuderà per sempre la pagina - già superata - dei Lumi... che, evidentemente, non riescono più ad 'illuminare', in modo tale da... non inciampare!
Roma, 15 Luglio 2018
Giuseppe Bellntonio 


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