lunedì 4 dicembre 2017

ELISABETTA E LA SPOSA DEL BOSCO

La prolifica e bella vena di Elisabetta Piccirillo ha visto nascere di recente un bellissimo racconto, LA SPOSA DEL BOSCO.
E' una fiaba, ma raccontata con tono fluido e semplice, come si addice a chi intenda accompagnare per mano chi legge, chi ascolta, indirizzandolo verso una riflessione che trascende gli stessi interessanti contenuti e la forma pregevole degli stessi.
La bravissima ed eclettica Elisabetta - di cui qui ricordiamo anche le belle abilità nella poesia, nella ceramica, nella pittura e nella scultura -  ha saputo trasfondere in questa fiaba dei valori importanti: tant'è che chi scrive l'ha voluta anche intendere come un 'fiaba per adulti', ricca di quei significati che l'atmosfera del quotidiano, il suo spessore grigio, spesso impediscono di scorgere in modo nitido e congruo.
La fiaba, al momento della presentazione avvenuta a Milano nel corso di una splendida serata artistica organizzata dalla FONDAZIONE CEA, è stata arricchita dalla contestuale presentazione di una scultura nata dalle abili mani di Elisabetta, dal titolo 'La sposa del bosco'; trasposizione scultorea del fertile contenuto letterario (vedansi le immagini più in basso riprodotte)
Elisabetta Piccirillo - nel corso del “Premio Italia diritti umani 2017”, presso l’Aula Magna della Facoltà Valdese di Teologia, in Roma, nel corso del quale aveva reso disponibile un suo dipinto aa favore della FLIP-Free Lance International Press - aveva fatto dono alla scrittrice e giornalista Neria De  Giovanni - Presidente dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari -Parigi e moderatrice e presentatrice di tale Premio - e al giornalista Virgilio Violo - Presidente della FLIP_Free Lance International Press - di una copia fresca di stampa di questa sua fiaba: i consensi e la critica favorevole, non sono di certo mancati!
Ma, come tutte le fiabe che si rispettino, questa è un'altra storia...
...intanto, vista la prossimità del Natale, e il richiamo che questa ricorrenza ha con le belle favole, la porgiamo all'attenzione dei nostri Lettori.

Giuseppe Bellantonio






La sposa del bosco

C'era una volta una terra desolata, una terra bruciata dal sole ricoperta di pietre e sabbia e cinta da alte montagne granitiche. Anche gli uomini che la abitavano erano aridi e senza sentimenti, pronti alla lotta per accaparrarsi una pozza di acqua sporca che ogni tanto surgiva dal terreno. Non vi erano animali in quanto gli uomini li avevano mangiati quasi tutti per sopravvivere dopo il grande cataclisma che aveva sconvolto il pianeta. I vecchi raccontavano ai bambini di quando la terra era verde, ricca di alberi, fiori e grandi fiumi, delle stagioni che si susseguivano portando con sé colori, fiori e frutta dolce. I bimbi ascoltavano per ore senza litigare come invece accadeva quando i grandi partivano alla ricerca di cibo e loro restavano soli.
Non c'erano scuole, solo alcuni vecchi libri rovinati con immagini sbiadite. Alba ne aveva trovato uno in una scatola di latta sotto vecchie macerie. Lo ripulì dalla polvere per poterne ammirare le immagini sbiadite. Le ricordavano i racconti degli anziani. Sulla copertina c'era una scritta: Atlante. Le immagini che le piacevano di più erano quelle degli animali e dei fiori, cambiavano ad ogni pagina e si riferivano ai Paesi illustrati.
Non mostrava a nessuno il suo tesoro tanta era la paura che glielo trafugassero. Su quelle pagine sognava.
Un giorno, mentre giocava a lanciare la sabbia per osservare dove la portasse il vento, intravvide una piccola cosa colorata volare delicatamente. Incominciò a seguirla allontanandosi dal villaggio in direzione delle montagne. Si arrampicava veloce la piccola Alba, affascinata da quella piccola meraviglia vista solo sul suo libro che riconobbe essere una farfalla.
 Era veramente lontano da casa ma tanto nessuno si sarebbe accorto della sua assenza, quindi pensò di rincorrere la farfalla per osservarla attentamente. La vide infilarsi in una piccola crepa nella montagna e faticosamente ci si infilò anche lei. Passò in una stretta gola che metteva inquietudine per quanto era alta e buia. Al fondo della gola c'era l'entrata di una caverna, con tanti strani disegni di animali e di uomini sulle pareti ed al fondo di essa una forte luce verso la quale si diresse la farfalla. Quando Alba arrivò alla luce, restò paralizzata per quello che vedeva. Davanti ai suoi occhi c'erano le immagini del suo libro. Una grande valle rigogliosa e fertile, attraversata da un grande fiume e piccoli ruscelli. Grandi uccelli volavano alti con enormi ali spiegate mentre altri più piccoli cinguettavano fra gli alberi felici. Altri animali brucavano tranquilli la tenera erbetta, fiori multicolori tappezzavano i prati morbidi dove i suoi piedini correvano veloci. Colse frutti colorati e li assaggiò, erano la cosa più dolce e succosa che avesse mai provato. Alba si sentì felice come non lo era stata mai prima di allora. Si sdraiò all'ombra di un grande albero e si addormentò.
Si svegliò per il grande brusio che la circondava. Aprì gli occhi e vide che tutti gli animali la scrutavano curiosi e le piante borbottavano tra loro osservandola.
Si stropicciò gli occhi incredula ma la scena rimaneva la stessa.
Il grande albero le si rivolse gentilmente chiedendole come si chiamasse. Quando lei rispose: “Alba”, tutte le piante e gli animali si guardarono compiaciuti pensando all’antica profezia del bosco.
Le dissero che quello era l'unico bosco rimasto sulla terra, protetto dalle alte montagne impenetrabili. Che gli uomini avevano fatto epiche guerre, devastato i grandi boschi, utilizzata tutta l'acqua dei fiumi e mangiati tutti gli animali. Avevano fatto esplodere grandi bombe che devastando i cieli uccisero anche la maggior parte di loro. Alba era sconvolta e silenziosa. Non voleva più lasciare il suo bosco incantato. Non voleva tornare fra i suoi simili che avevano fatto tutti quegli scempi.
Il grande albero le disse che invece doveva tornare fra le sue genti e che doveva fare attenzione a non rivelare a nessuno l'esistenza della valle incantata. Avrebbe potuto raggiungerli ogni giorno e stare con loro tutto il tempo che desiderava a patto che non ne facesse parola con nessuno.
Alba a malincuore lasciò la valle per tornare al villaggio ad aspettare che facesse nuovamente giorno per tornare alla valle.
Passarono i giorni ed Alba diventava sempre più bella, gustando i frutti della valle, la sua pelle diventava fresca e tonica, i capelli morbidi e setosi, i denti bianchi ed il sorriso splendente. I ragazzi del villaggio la osservavano stranamente e gli adulti si chiedevano come potesse fiorire così visto che il cibo era sempre più scarso. Cominciarono a seguirla ma lei riusciva sempre a far perdere le proprie tracce.
Passarono gli anni ed Alba divenne una splendida fanciulla. Anche le piante e gli animali della valle lo riconoscevano.
Alba avrebbe voluto rimanere nella valle per sempre. Quello che vedeva al villaggio le piaceva sempre meno. Gli uomini erano violenti, i ragazzi strafottenti e le donne gelose ed aggressive con lei a causa della sua bellezza.
Quello che però più infastidiva Alba era come i suoi simili distruggessero quel poco che avevano, senza curarsi di coltivare, di allevare quei pochi animaletti smunti che riuscivano a trovare nelle battute di caccia. Invece di utilizzare l'acqua per tutti, erano pronti alla guerra, gli uni contro gli altri, per appropriarsene.
Alba era sempre più convinta di quanto dovesse restare segreta la valle.
Nel frattempo cercava di insegnare come poteva il rispetto della natura.
Insegnava come seminare e coltivare i germogli che portava con sé dalla sua valle segreta. Cercava di suddividere l'acqua in modo equanime fra le famiglie del villaggio. Costruì dei recinti nel tentativo di allevare qualche piccola creatura e di salvarla dalle mani degli uomini insegnando ai bimbi a prendersene cura.
Tutti la osservavano riconoscendo in lei qualcosa di misteriosamente positivo ma che non erano ancora pronti ad apprezzare.
Un giorno in cui si stava recando alla valle, assorta nei suoi pensieri, non si accorse che un paio di ragazzini la seguirono fin nella grotta.
I ragazzini raccontarono al villaggio di quella grande grotta con quegli strani disegni sulle pareti.
Erano così agitati che gli adulti decisero di recarsi fin lì il giorno seguente.
La giovane che aveva sentito tutto, si alzò ancor prima che albeggiasse, prese il suo vecchio Atlante dalla scatola e corse velocemente verso la valle.
Il grande albero ascoltò attentamente le sue parole agitate e la sua richiesta di poter restare nella valle per sempre.
Le disse che per vivere nella valle avrebbe dovuto lasciare le sue sembianze umane e prendere quelle del mondo animale o vegetale. Alba non ci stette a pensare neanche un secondo mentre sentiva le voci dei suoi simili giungere fino a lei lontano dalla gola. Da lì a poco sarebbero arrivati alla caverna e da lì alla valle.
Chiese al vecchio albero di tramutarla in una grande quercia che impedisse agli uomini l'accesso alla valle.
Prima però raccolse i fiori più belli, colorati e profumati e se ne adornò perché potessero restarle vicino in eterno.
Girò le spalle all'entrata della caverna e rimase ad osservare il cielo mentre le sue belle gambe radicavano fortemente nel terreno. Si sentiva forte e chiese con tutto il cuore agli dei del cielo di unirla in matrimonio per sempre al suo amato bosco per poterlo proteggere dalle cattiverie e dai soprusi degli uomini suoi simili, almeno finché loro non avessero capito che la natura non va sfruttata ma preservata a costo anche della propria vita.
Gli dei la videro così in armonia con quello che la circondava che decisero di accontentarla e di unirla per sempre in matrimonio al bosco..

La nonna chiuse il libro ed accarezzò dolcemente la nipotina. Lo sistemò con cura all’interno di un incavo protetto nell’albero insieme a quel vecchio Atlante che tanto le aveva tenuto compagnia quando era piccina:
“Sta rinfrescando Alba, è ora di tornare a casa…”
Era ormai loro consuetudine recarsi in quel vecchio parco quotidianamente all’uscita da scuola e sedersi sulla panchina sotto l’antica quercia. Se ne stavano lì a godere della bellezza di quel luogo incantato finché i due soli della nuova era non andavano ad adagiarsi nelle valli ad Oriente e ad Occidente.
La fiaba della Sposa del Bosco era la preferita della nipotina che non si stancava mai di farsi raccontare di quando la sposa del bosco salvò la natura ed arrestò gli antichi umani finché questi non compresero che non esiste bene più prezioso da salvaguardare.
Al di sopra delle loro teste, fra le fronde, Alba, la vecchia quercia, sorrideva felice al cielo. Il suo desiderio era stato esaudito ed ancora vestita da sposa socchiuse gli occhi e si lasciò accarezzare dal vento, lo stesso vento che l’aveva iniziata alla storia.

Ottobre 2017
© Elisabetta Piccirillo
©La storia del Vecchio Mondo, l’alba del Nuovo Mondo.



















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