martedì 28 luglio 2015

MOSTRA DI PITTURA 'IL SECONDO DOPOGUERRA'

Dal poliedrico Daniele Taddei - infaticabile ed eccellente organizzatore di eventi artistici di grande livello culturale e di rilevante impatto sociale - ricevo l'invito per il vernissage che a Porto San Giorgio, deliziosa Città  sulla fascia costiera delle Marche, vedrà esposte negli spazi del Caffè Novecento opere di grandi Artisti Italiani.
L'invito che da queste pagine rivolgo ai miei Lettori - ma, in verità, a tutti gli appassionati dell'Arte e della Cultura più raffinate - è quello di visitare la Mostra, cui il curatore - Daniele Taddei, appunto - ha dato il titolo  IL SECONDO DOPOGUERRA e che si colloca nel contesto delle numerose manifestazioni di ArtEstate2015.
Lo charme inconfondibile e unico di Porto San Giorgio, la calda e simpatica accoglienza che i Cittadini sanno riservare ai turisti, l'eccellenza della proposta artistica, costituiscono un mix unico in grado di soddisfare le attese più esigenti.
Tra le venti opere degli Artisti che esporranno, così collegando con un unico fil-rouge gli anni tra il 1959 ed il 1969, ci sarà anche una mia cara Amica: Rosanna Della Valle, conosciuta ed apprezzata pittrice di rara sensibilità, eclettica e dalla prorompente creatività.  
La sua opera esposta - del 1961, 'Crocefissione' -  è in tecnica mista, su carta, unendo inchiostri e tempere in un graffiato dal sapore antico.
Di seguito il testo del Comunicato-stampa diffuso dall'organizzazione.
Buona passeggiata a Porto San Giorgio, Carissimi Lettori!

Roma, 28 Luglio 2015                              Giuseppe Bellantonio

Mostra di Pittura “Il Secondo Dopoguerra”. Opere dal ’59 al ’69.
Dal 1° al 23 Agosto 2015
Inaugurazione VENERDI’ 31 LUGLIO 2015 ore 19.30

Porto San Giorgio (FM) – Caffè Novecento – Piazza Matteotti ,2
Info. 338.2792666 – 335. 5926533
Curatore : Daniele Taddei

La mostra “ Il Secondo Dopoguerra” si inserisce a pieno titolo nella manifestazione “artEstate2015” con l’esposizione di 20 opere che raccontano il decennio ’59-’69 coinvolgendo artisti del territorio nazionale, dalla Sicilia fino al Piemonte.
Lo scopo e la motivazione è proprio quella di dare voce alle varie espressioni artistiche della “grande Provincia Italiana”, mettendo a confronto conoscenze, tecniche, linguaggi, pertanto in questa  mostra sarà possibile ammirare lavori dalla caratterizzazione informale, astratta e figurativa.

Per concretezza, avremo lavori di MORLOTTI, CRIPPA, DANGELO, TRECCANI, FARULLI, TULLI, DELLA VALLE, CRAIA, MESCIULAM, MANDELLI, PROVINO, PEVERELLI, SCANAVINO, TROTTI, PULITI, GUERRIERI, BIGLIONE, RACCAGNI, SCHIAVOCAMPO, BERGAMO.

Gli orari di apertura sono quelli dell’esercizio
                                                                                             Il Curatore
                                                                                        Daniele Taddei



“Il Secondo Dopoguerra”
Opere dal 1959 al 1969
A partire dalla seconda metà degli anni ’40 la ripresa del “sistema arte” trova la più diffusione coinvolgendo tutta la nostra penisola. Fino alla fine degli anni ’50 assistiamo alla nascita di numerosi sodalizi artistici organizzati in gruppi., movimenti o correnti.

Le città maggiormente coinvolte saranno Roma e Milano, la prima con “FORMA 1” dei vari ACCARDI, DORAZIO, PERILLI, solo per citarne tre, Milano presenta “OLTRE GUERNICA” dal sapore sociale con AJMONE, DOVA, PEVERELLI sempre per citarne tre.
Firenze entra in campo con l’ “ASTRATTISMO CLASSICO” sorto dalle ceneri di “ ARTE OGGI” con artisti del rango di NATIVI, BERTI, FARULLI, tra gli altri.
Bologna respira più di tutte l’aria dell’Informale, beneficiando della presenza dello storico Francesco Arcangeli, tra gli esponenti di quella corrente denominata l’ “ULTIMO NATURALISMO” ritroviamo MORLOTTI, BENDINI, MANDELLI.
Milano ritorna protagonista con lo “SPAZIALISMO” termine caro a Lucio Fontana che vedeva aggregati CRIPPA, DANGELO, COLOMBO.
Ancora Roma con il movimento “ORIGINE” con BURRI, COLLA, CAPOGROSSI.
Napoli non poteva mancare in questa rappresentazione geografica con il “GRUPPO SUD” con elementi di spicco come BARISANI, TATAFIORE e DE FUSCO.
Ho inteso fare questa premessa perché propedeutica alla mostra che andremo a presentare al CAFFE’ NOVECENTO di PORTO SAN GIORGIO, dove verranno esposte rappresentative del secondo e ultimo decennio del DOPOGUERRA, quelle che vanno dal 1959 al 1969.
Gli anni sessanta per il nostro paese (e non solo) hanno rappresentato più di ogni altro il “cambiamento” un termine che raccoglie tutti coloro che in quegli anni hanno voluto guardare avanti, animati da una speranza alimentata sempre dalla salvaguardia dei valori e degli ideali.
Gli anni sessanta in questa mostra sono ben rappresentati perché tutti i linguaggi tradizionali sono stati ampiamente analizzati dall’Informale all’Astratto, passando per la Figurazione.
Oltremodo interessati sono le tecniche adoperate dai vari artisti ed i supporti tra tele, carte e legni.
20 opere uniche di grande impatto e suggestione pronte ad interrogare il pubblico ed interagire con lo stesso cercando quel dialogo necessario e utile a guardarsi dentro per poi meglio confrontarsi con l’esterno affrontando con più lucidità il mondo che ci circonda.  Tra i nomi cito i più noti da MORLOTTI a MANDELLI, da CRIPPA a  PEVERELLI, da SCANAVINO a TROTTI, l’unica presenza femminile DELLA VALLE romana ma di origini campane, ecc. ecc.
L ‘ inaugurazione è prevista per VENERDI’ 31 LUGLIO alle ore 19.30 presso il CAFFE NOVECENTO di Porto San Giorgio. La mostra rimarrà aperta fino al 23 AGOSTO 2015 con gli orari d’apertura dell’esercizio. Per INFO 338.2792666

martedì 14 luglio 2015

RIVOLUZIONI E CONFRONTO


     Lo scenario che da almeno cinque anni si presenta intensamente ai nostri occhi di Italiani, di Europei, è dei più controversi e meno confortanti.


     Libertà dichiarate a gran voce, in realtà non sono più tali; democrazie storicamente sostenute, mostrano segni di cedimento poggiando su cardini più deboli; molte Nazioni non hanno più che una sovranità molto, molto, limitata; numerose sono le genti che si dolgono di chi li governa, ma costoro non sono altro che il prodotto delle urne: così che le genti - in definitiva - non possono rammaricarsi se non di se stesse, delle loro scelte o, peggio, delle loro non-scelte; importantissimi consessi internazionali, poco politici ma molto economico-finanziari più che primeggiare spadroneggiano, a scapito di quelli che chiamano alleati ma che trattano come comparse comunque strumentali ai loro giochi di potere...


       Se questo è il prodotto ultimo di quell'enorme slancio che nel 1789 ebbe come sfondo la Rivoluzione Francese - ma anche tutti quei moti che ad essa si ispirarono, o ne furono motivati - e che ebbe nell'Illuminismo la sua più concreta espressione, ebbene non possiamo che affermare ancora una volta che oggi l'Illuminismo ha esaurito non solo la sua spinta migliore, ma proprio la propulsione tutta quale movimento generatore di crescita, sviluppo, cambiamenti radicali e profondi all'insegna della libertà più autentica.

       Anzi, per molti versi, l'età contemporanea non è squarciata dai lampi del progresso e della civile convivenza, ma anzi ondate di tenebre vanno ad occupare gli spazi già conquistati.    Tenebre profonde, cui concorre altra abbondante materia oscura:  violenze di ogni genere, guerre, disparità laceranti, povertà indegne.  

        Quando nel suo recente viaggio Papa Francesco ha condannato con  fermezza certi particolari squilibri, una sequela di osservatori  ha fatto di tutti per affibbiargli etichette di ogni tipo (sport prettamente italiota, quello di catalogare e classificare...): tra queste, i parallelismi con l'attività dei c.d. teologi della liberazione nonché quella di un atteggiamento di tipo comunista.

         Riandando però proprio agli ideali di quell'Illuminismo di cui in molti ancora si in-bibitano, il confronto con i contenuti del classico trinomio Liberté-Egalité-Fraternité si porrebbero in modo più corretto alla comune attenzione.

          I contenuti dei discorsi - ferventi, accorati, energici e talvolta taglienti come il filo della spada della Verità – non erano né usuali né comuni: in ogni caso, meritavano riflessione e considerazione.

         Quanto un’altissima Dignità di una Chiesa parla, è indubbio che si esprima in termini che – passando dal linguaggio tipicamente ecclesiastico – comunque possono toccare aspetti della vita di uno o più Popoli: se è vero che la Chiesa rivendica per sè il primato di essere Universale, anche il linguaggio che essa adopera lo è.

        Ma, in definitiva: il Pontefice non ha forse parlato di Uguaglianza al pari della Pace? Non ha parlato forse di Fratellanza al pari di una maggiore equità nella distribuzione di ricchezze e risorse? Non ha poi parlato dello strumento della Libertà, della democrazia e della libera espressione quali strumenti-cardine per poter percorrere la via del miglioramento dello status-quo dei Popoli di oggi e delle generazioni che seguiranno?
       Ebbene: è questo il linguaggio ‘sovversivo’ o ‘eversivo’ che può consentire agli addetti alle comunicazioni di osare di definire ‘comunista’ o ‘rivoluzionario’ un Papa o dei suoi atteggiamenti?
       Allora vuol dire che si è capito poco e compreso ancor meno di tutti i valori che – in ogni caso – ci offrono il vissuto della Storia e della Cultura collettivi.
      Di rivoluzionario c’è forse solo il tono piuttosto che non i contenuti, e ciò che il Papa ha denunciato nel suo ultimo viaggio non vale solo per quelle Terre: è un messaggio più ampio, poiché vale per tutte le situazioni dove l’Uomo sia mortificato e piegato dall’altrui sopraffazione.
     Ecco, allora, torniamo alle considerazioni iniziali: se ‘la’ Rivoluzione per eccellenza – quella Francese, appunto, e quelle successive che da essa hanno ripreso le energie e lo spirito battagliero – non ha più nulla o quasi da trasmetterci in positivo; se chi ci governa - nel mondo - non ha compreso i tremendi errori fatti negli ultimi anni (evidentemente, si celebrano i 100 anni dalla Prima Grande Guerra, ma non se ne è tratto insegnamento alcuno. Anzi si ripetono alcuni errori che l'hanno innescata);  se la spinta dell’Illuminismo è esaurita o – peggio – degenerata, di fronte alle tenebre non vi è altra speranza se non di ricorrere ad una nuova Rivoluzione.   
      Affatto cruenta, ma ricca di fermenti ed umori, ricca di cultura ed esperienze, che cancelli le storture (o, meglio: il cumulo di storture) attuali, procedendo anche a coraggiosi ma celerissimi cambiamenti.

      Allora, forse, ci sarà ancora una speranza.

      Diversamente, lasceremo tutto in mano ai barbari di ieri e di oggi (ma anche a quelli di domani: di fronte ai quali saremo sempre più inermi).

Roma, 14 Luglio 2015                                   Giuseppe Bellantonio  

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L'autore di questo blog, confermando di voler operare nel pieno rispetto delle norme di Legge in vigore, esprime anche la volontà di operare in armonia con le nuove norme entrate in vigore il 1° Aprile 2014 ed emanate dalla AGCOM, relativamente all'introduzione di nuove norme sul copyright digitale e online.
L'autore del blog, inoltre,  non è responsabile della gestione dei siti collegati ovvero collegabili tramite eventuali link né dei loro contenuti, entrambi suscettibili di variazioni nel tempo.
Oltre ciò - specie per le parti informative a contenuto storico e/o divulgativo - i Lettori, ovvero quanti comunque interessati alla materia, che possano ritenere ciò utile e opportuno, potranno suggerire delle correzioni e/o far pervenire qualche proposta.  Proposte che saremo lieti di valutare ed elaborare.


   
       
    
       
      
             

ANTICO CAFFE' GRECIA


   "Où  que me port mon voyage, la Grèce me blesse"   
                     - YORGOS SEFERIS -
ANTICO CAFFE' GRECIA 
La voce tragica e rauca proferisce in raffinato francese
parole autorevolissime da Premio Nobel greco.
Sul sintetizzatore, come se fosse un organo,
la nenia/liturgia del Venerdì Santo.
Un vinile del '73
-Melina, Vangelis, Seferis-
racconta una terra cadavere,
un sic transit gloria che ancora
dopo 2500 anni
invoca ingordo Agamennone
pur di scroccare un gelato.
Il tutto è straziante.
E ripugnante.
Come certi localetti da cartolina Alinari
scaduti già da secoli
e abbandonati pure dai fantasmi
che tramite gli echi di un passato di gloria
già passato
ficcano ai turisti 40 €uro per un caffè
e servono di covo
a pipistrelli travestiti da poeti
in cerca di aiuti statali.
Patetica ex-Grecia, Atene di cemento
brutta carcassa incoronata dalla salma dell'Acropoli,
decrepita Bertini che riceve un drink gratis
come parte del mobilio del Grand Hotel.
Reperto di altra era, battello che affonda
- Agonia, Seferis dixit -
sei in Europa come i clandestini gommonisti:
per farti mantenere.
Smetti di lagnarti e dati da fare,
che non si campa di filologia.
Terni, a casa, 9.7 2015. Ore 12:43.                                  Antonio Mendoza


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domenica 12 luglio 2015

IO STO CON LEONIDA...


... che alle Termopili - nel 480 a.C. - era a capo di una contingente greco di circa 5500 armati, resistette a carissimo prezzo alla enorme pressione sviluppata dalla grande armata guidata dal re persiano Serse, consentendo così ad Atene di potersi meglio difendere e respingere quindi l'invasore.

          Ecco, i Greci hanno recentemente compiuto una serie di atti che ricordano - per coraggio, dignità e senso della Patria - quello di Leonida: solo che, contrariamente a questi, i moderni cittadini dell'Ellade non hanno avuto alleati nelle fila di quel contesto di cui erano pur membri.

           Gli appoggi, a tempo scaduto, sono frutto di una intesa USA-Francia, entrambe preoccupate dal degenerare di una situazione che avrebbe potuto e dovuto essere risolta diversamente, e da tempo.

           Gli USA, partner significativi nell'ambito della NATO, temono che un cedimento della complessiva tenuta greca possa non solo aprire inediti scenari di partnership tanto con la Russia che con la Cina. ma anche una eccessiva flessione nella consistenza (per tagli ai relativi bilanci) dell'esercito greco tale da poter fare ipotizzare possibili ripercussioni sul confine con la Turchia. La Francia - che pure è riuscita, unica, a sforare il tetto massimo del deficit programmato in area UE - sostiene ora con più forza la Grecia, per così difendere se stessa; ma anche per aderire alle sollecitazioni di Washington per aiutare la Grecia in questo delicatissimo momento.

             Delicatissimo per tutti... Ma non per Berlino che, apparentemente, pensa solo a parlare di 'rigore' nulla cedendo a quelle critiche che si fanno sempre più aperte e cocenti nei suoi confronti.

            La Germania... Ma la Germania in quale misura esprime lo spirito europeista dei Padri Fondatori?
             La più parte degli osservatori ormai concorda che l'odierna Unione Europea poco ha a che vedere con l'antico spirito di questi Grandi.
             E la critica più aperta, dapprima a malapena confessata, poi affermata con sempre più marcata energia, è che la Germania - utilizzando soprattutto la leva economica-finanziaria, ma anche una leva politica costante quanto poco appariscente - bada solo ai suoi affari: gli affari e l'economia di una Nazione cui sono stati di fatto sottoposti - o sottomessi - gli altri Stati.
            Oltre lo scatto d'orgoglio della Grecia, Berlino in primis ha subìto l'onta del fallimento della politica imposta in ambito comunitario nei confronti dell'ormai incontrollata immigrazione di massa in atto sulle direttrici sud-nord e est-ovest: Budapest,  ha deciso di costruire una barriera che faccia cessare la massiccia immigrazione clandestina (in nome del mantenimento della propria identità nazionale), a Calais si assiste all'assalto dei tir per poter passare dalla Francia all'Inghilterra, in Italia è sotto gli occhi di tutti - ma non di chi ci governa - lo scempio delle città diventate bivacchi e dormitori all'aperto nel nome di un erroneo concetto di 'accoglienza' e di 'solidarietà' (concetti pienamente condivisibili sotto l'aspetto religioso, ma non sotto quello sociale: che, in quanto tale, deve tenere conto di tutti i fattori e di tutte le priorità della societas e della polis). Quante pacche sulle spalle ci hanno dato: 'bravi', ci hanno detto tante volte, 'generosi' è la qualità riconosciutaci.   
            Ma stiamo pagando a caro prezzo tutto ciò.
            Ma allora: non sarebbe più 'normale' cambiare la graduatoria di questa nostra 'solidarietà', di questa nostra 'accoglienza'?
            Per primi dovremmo aiutare i nostri concittadini italiani 'realmente' poveri, poi quelli più indigenti, quelli rimasti senza lavoro, quelli che cercano lavoro; esaurito ciò possiamo pensare anche a spezzare quel che resta del nostro pane con i famosi 'migranti'. 
             Che tali non sono.
             Sono 'migranti' quei gruppi, anche di diversa specie,   che partono da un luogo per migrare in altro luogo per poi tornare - anche periodicamente - nel primo luogo di partenza.
             Gli altri, nella migliore della ipotesi, sono emigranti: che pochissimo o nulla si lasciano alle spalle, se non le radici della loro terra natia; radici alle quali chi vuol veramente aiutare deve fare di tutto per far restare collegati a costoro, senza invogliarli ad affrontare altre incognite enormi: per loro stessi e per chi i accoglie.
            Ecco, allora: visto che siamo tutti 'Cittadini dell'Europa Unita' (sic!) dovremmo pensare ai nostro confratelli europei in difficoltà, o no?
            Se la Grecia sta affrontando una prova durissima, se il Popolo greco è realmente (ossia, al di là del panorama a tinte fosche che ne dipinge la stampa (manovrata?) allo stremo, perché non aiutarlo con generi di prima necessità e medicine: c'è e qual è la differenza tra uno dei tanti terremoti che hanno colpito disastrosamente l'Ellade e questo terremoto finanziario-economico?
            Se differenza c'è è solo nell'origine del disastro (ma non sugli effetti): in un caso è effetto della Natura, nell'altro dell'uomo; con l'aggravante che, nel secondo caso, altri piccoli uomini continuano a scuotere le fondamenta greche, cercando di non permettere ai Greci neanche di rialzarsi e riprendere l'equilibrio.
            La tecnica è sempre quella, adottata dagli scenari bellici: quella del 'secondo colpo'; il primo tramortisce, il secondo annichilisce (se non uccide).
            Quello che sta avvenendo non ci è del tutto sconosciuto: in Italia, valenti Magistrati e Forze dell'Ordine fronteggiano quotidianamente i fenomeni dell'estorsione e dell'usura, con tutte le loro implicazioni; ecco, ci vorrebbe il loro piglio per valutare se quello che sta subendo la Grecia (e che domani potrebbe colpire noi... o qualche altro Stato della UE) possa essere assimilabile a quelle fattispeci di reato.
            L'Italia subisce pesantissime perdite per le mancate esportazioni in Russia (sotto embargo... ma questa è un'altra storia), il nostro premier dice qualcosa di improntato alla mediazione politica e 'toc' parte la bacchettata di Obama: ma ecco che 'tac' la fatina germanica colpisce tutti di sorpresa stipulando un vantaggiosissimo accordo con la Russia.     Alla faccia delle sanzioni e dell'embargo (che vale però per tutti...meno che per Berlino)!
             Guarda caso, contemporaneamente, la russa Gazprom disdetta l'intesa con la nostra Saipem proprio mentre la prima piattaforma italiana si sta posizionando per iniziare le prospezioni in acque russe...  Lavoro perso, guadagni persi, per noi Italiani: guarda caso, quasi in contemporanea con il vantaggioso affare tedesco: possiamo dire o no, filosoficamente, che ciò sia da attribuire ai 'casi delle vita'?
              Non ho però sentito le strida di una qualche governante per questo scandaloso agire! Tutti sotto anestesia german-europeista?
             Questo episodio sembra proprio parente dell'altra scandalosa decisione comunitaria, più anti-italiana che altro: si potrà fare il formaggio...senza latte, bensì utilizzando la polvere di latte.   Che non è la stessa cosa.
              A me, uomo della strada, tutto sembra irreale: come se una mano invisibile ci schiacciasse da dietro la nuca, per impedirci di risollevarci.
             L'ultima novità è che, nel pacchetto per poter 'benedire' da Berlino l'aiuto in extremis alla Grecia, potrebbe entrare la concessione da parte di Atene di una vasta area portuale - gestita esclusivamente da Berlino, come fosse una sorta di enclave -, da utilizzare come fanno Russia e Cina con le loro due analoghe strutture portuali.
              Se mai ve ne fosse bisogno, conferme dell'agire tedesco: esistiamo solo noi, e gli altri si devono adeguare; e chi non è con noi, è contro di noi.
              Un elemento gravissimo, che - andando indietro nel tempo - risale all'esplodere della bolla speculativa USA con il dramma-truffa di mutui e c.d. 'derivati', è che non è stato adottato alcun meccanismo borsistico per bloccare sul nascere quella speculazione che si scatena in situazioni similari.
              Chi ha dato un eccellente esempio all'Occidente evoluto e capitalista? Pechino! I governanti cinesi hanno dimostrato in poche mosse non solo la loro capacità ma anche che - volendo - si può arginare la speculazione che si muove attraverso il sistema delle Borse.
              Ecco, parafrasando le recentissime (e per molti, scomodissime) parole di Papa Francesco, è la speculazione che emana quel tanfo greve che viene dallo sterco del Diavolo!

Roma, 11 Luglio 2015                                      Giuseppe Bellantonio


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venerdì 10 luglio 2015

LA MIA GRECIA

L'odierno numero de  "La Persona" - trimestrale del periodico "Il Riflettere" - organo ufficiale dell'A.I.A.C. (Associazione Internazionale di Apostolato Cattolico www.aiac-cli.org ) presieduta dall'eclettico Gennaro Angelo Sguro, è dedicato interamente alla Grecia.     La '...mia Grecia' come nostalgicamente ama porre l'accento il Presidente Sguro, ricordando le origini dei suoi Familiari.
Gli accenti sono ora accorati ora fortemente critici: ma domina una nota di profonda tristezza di fronte a quella che l'Autore non esita a definire una nuova barbarie.
Sottoponiamo volentieri l'articolo anche all'attenzione dei nostri Lettori, certi della loro attenzione a questa tematica più che attuale, contraddistinta da una carenza di obiettività nell'informazione per così dire 'ufficiale'.
Buona lettura, quindi.
Roma, 10 Luglio 2015                                       Giuseppe Bellantonio
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Cari Amici, Amiche e cari Lettori, la Grecia è stata deturpata come l'Italia dai nuovi barbari, che non mi sento di definire "politici".
I grandi Padri Fondatori dell'Europa hanno intuito dopo i massacri della II° Guerra Mondiale, l'indispensabilità di un’autentica Unione Politica, no quella odierna solo economica.
Bisogna ricordare quanto fu fatto a favore della Germania in termini economici per riunirla.
 
Sta di fatto che a prescindere dalle ruberie del politichese la Grecia non è un paese industrializzato e che la sua maggiore consistenza economica la trae dal
turismo.
 
Opportuno chiedersi ma è questa l'Europa che volevamo e che vogliamo? ...
Sono da sempre un convinto europeista, ma nel senso giusto e equilibrato: cosa inesistente oggi.
Ricordo tra l'altro la cosiddetta "Primavera Araba", che nulla ha avuto di primavera, se non la sistematica destabilizzazione del Mediterraneo.
L’esempio che l'Europa politica non esiste, basti ricordare la Francia che autonomamente (appoggiata dagli U.S.A.) si precipitò a bombardare la Libia.
Guasti che hanno lasciato le condizioni ideali per l'Isis che terrorizza e impera.
Ciò sembra non avere connessione sulla situazione Greca, ma fa capire che l'Europa non agisce insieme.
Così come l’Europa per i confini non accettando, come dovrebbe, le difficile problematiche dell'Italia che geograficamente ha confine sud nel Mediterraneo.
In Grecia sono state ridotti stipendi e pensioni e il Popolo è ormai alla fame. Bisognerebbe trovare un giusto e equo equilibrio per consentire la ripresa e la permanenza della Grecia in Europa. Ma credo che non ci sono né persone ne condizioni sopra accennate per un tale miracolo. Trovo l’attuale questione della Grecia importante e attinente al discorso politico-economico-finanziario.
 
Soprattutto per le possibili conseguenze a tutti i livelli finanziari mondiali. Ma questa è
un’altra storia. Infatti la Grecia non dovrebbe essere solo una questione di
denaro.

La domanda: “Si è chiesto l'occidente quale risultato darebbe oggi
questo referendum” ? … Credo che il risultato non sarebbe così scontato,
visto soprattutto le condizioni del popolo affamato nel corpo e quindi nella
dignità.

Quali sono e dove sono finiti i Diritti Umani? … Bisogna che in Europa
finisca il “RIGORE” e inizi la CRESCITA.
L'Europa suo malgrado dovrà a breve dare un seria e accettabile risposta di autentico cambiamento.

Vi chiedo è mai possibile lasciare la Grecia fuori dall’Europa? ...
Il mio profondo convincimento è NO! …
La mia Grecia è stata ed è la Patria della Politica, della Filosofia, della Matematica ecc.
Comunque vada ci ha donato una occasione molto importante, sia di Democrazia che di Libertà.
Basta in Europa scegliere, come spesso si è fatto fuori dal democratico voto popolare, le persone che
possono essere più idonee per perpetrare ingerenze, interessi e ingiustizie.
L'Europa suo malgrado dovrà a breve dare un seria e accettabile risposta di autentico cambiamento.

A quanto ammonta il debito culturale dell’Europa e del mondo verso la Grecia?
La Giustizia non ha prezzo, ma ha solo bisogno di VERITA’! E la LOGICA è VERITA’, anche se oggi non usata e sconosciuta soprattutto dai burocratici e politichesi.
Grazie mia cara e amata Grecia per questa ulteriore lezione di Democrazia! … Amen! …

                                                                            Gennaro Angelo Sguro
                                                                                     Presidente
                                                          Associazione Internazionale di Apostolato Cattolico

sabato 4 luglio 2015

CONTINUO AD ESSERE GRECO

A poche ore da quel referendum che riguarderà il pronunciamento dei Greci su un 'inutile' quesito (quello, superato, sulle misure sollecitate da Bruxelles e ormai scadute), e su un altro più utile quesito (un test sullo stati d'animo di un Popolo, quindi sul loro livello di sopportazione), personalmente continuo a sentirmi ancora più a fianco dei Greci.
Quindi, continuo ad 'essere greco': riprendendo così un termine coniato all'indomani della strage in Francia, presso il periodico Charlie Hebdo.
Una certa Europa, che identifico in quelle stesse componenti che fecero dell'Italia un banco di prova di pressioni e indebite ingerenze, nonché di Governi con rappresentanti non nominati dal Popolo, mira ad ottenere un pronunciamento che - letto come una volontà (?) di restare nell'Europa dell'Euro -  metta fuori gioco Tsipras e la sua squadra, aprendo la strada ad un Governo assoggettato a Bruxelles e docile ai diktat di Berlino.
Un'altra Europa, temebonda e vile come il Don Abbondio di manzoniana memoria, in cuor suo vorrebbe poter imitare ed affiancare Tsipras; ma non ne ha la forza, poiché non è il coraggio a dominare in certe Cancellerie.
E se qualche volta questa seconda tipologia ha provato a sostenere - in modo quasi spavaldo, all'insegna di quel cerchiobottismo mai morto  - una qualche tesi greca, ovvero una posizione meno intransigente a livello europeo (anche riferita alla questione Ucraina), da Bruxelles o dagli USA (per quegli accordi maturati in sede di G8) arrivava la bacchettata e la messa in riga di 'discoli' e 'linguacciuti'.
Questo a ricordare che ormai la parola 'sovranità nazionale' è relegata in un angolino buio ed angusto...
Tutto questo gioco di concertazioni ed orchestrazioni a più voci, alimentata da quei mezzi di comunicazione che aiutano a propalare poca informazione ma tante paure e timori, durerà ancora poco per poi riprendere con altra melodia presa sempre dallo stesso spartito: la cui musica è suonata altrove e le cui note sono pennellate dalla finanza internazionale (ossia, da chi ha in mano le decisioni di banche e speculatori).
Se i Greci votassero con una maggioranza tutto sommato pro-Europa (e, inevitabilmente, pro-Euro), questo verrebbe trionfalmente letto come la fine di un lungo bluff condotto da Tsipras e annullato dalla paura dei suoi connazionali: ma questo vorrebbe solo dire che, in cambio di qualche pomposa concessione da parte della UE e del FMI, sui Greci si abbatterà la mannaia di riforme durissime, fatte adottare con lo stile dello schiacciasassi.
Diversamente, una prova di orgoglio, ancorché di misura, lascerebbe invariati molti quesiti: ma potrebbe essere Tsipras - in questo caso, di fatto riconfermato alla guida della Grecia - a rendere la pariglia a Berlino, formulando una serie secca di proposte tanto al FMI che a Bruxelles.   Del tipo: ora tocca a voi, se volete che restiamo, certamente non a queste condizioni bensì a quest'altre.
E le altre condizioni dovrebbero essere non all'insegna di denaro che arriva per pagare rate di debito insolute, creando solo altri debiti e così postergandoli.
Questa volta la Grecia deve dire: denaro per affrontare anche delle riforme (non giugulatorie) nel tempo, ma soprattutto per creare investimenti e lavoro.
Solo in questo caso l'Europa potrebbe richiedere di poter verificare costantemente l'effettività degli investimenti.
Diversamente...
... già, diversamente: ma sullo scacchiere la questione è sempre più articolata, con quella parte di Ucraina con governo filo-occidentale, che all'indomani degli incontri di Putin dapprima con Tsipras e poi con altri leader occidentali, ha richiesto la fornitura di 'armi pesanti' per contrastare i 'separatisti filo russi'.
Si è chiesto l'occidente quale risultato darebbe oggi un referendum 'reale' fatto in questa parte di Ucraina 'liberata'? Credo che il risultato non sarebbe così scontato: visto soprattutto che le condizioni del popolo non sono affatto migliorate dopo 'la grande svolta' verso Ovest.
L'Occidente farebbe bene ad interrogarsi e correre ai ripari per chiarire ruoli e posizioni, eliminando inutili e dispendiose conflittualità, utili non al trionfo della 'libertà' e della 'democrazia' ma solo a smaltire surplus produttivi di armi. 
Meglio indirizzare ogni risorsa, di tipo economico ma anche di uomini e mezzi, per contrastare il terrorismo in ogni sua forma e per tagliare i rami che portano linfa a questa causa.
E per ottenere risultati, occorre unire le forze: di tutti, con tutti.
E credo che non ci sia rimasto molto tempo per operare.
In questo giorno dedicato nel più grande dei Paesi di Occidente - gli Stati Uniti d'America - a ricordare solennemente la propria Indipendenza, proprio da qui potrebbe venire un segnale forte e  univoco, letto da tutto il Mondo come un grido di insofferenza verso tutto ciò che è guerra, chiedendo a gran voce la collaborazione di tutti per pervenire ad una Pace equa, equilibrata e duratura.
D'altronde questa è una vecchia regola: depotenziare i conflitti è l'unica via verso la Pace.   Diversamente, si alimenta solo la guerra.
E questo vale anche per la 'guerra economica' che una parte d'Europa ha dichiarato all'altra parte: non si va avanti se una sola parte vuole decidere tutto, al grido di 'l'Europa sono io (e la mia parte)'.
Basta con l'Europa del 'rigore ad ogni costo': occorre puntare tutto sulla crescita; diversamente i 'creditori' si troveranno le casseforti piene di cambiali inesigibili per l'avvenuta morte dei debitori!
Un'occasione, forse l'ultima, per smetterla di dare la colpa a questo o quello per le cose che 'non fa' o per come 'dovrebbe farle' o per piazzare nei governi gli 'uomini giusti'  (secondo loro ed i loro interessi) per farle: l'Europa comunitaria di oggi si guardi allo specchio e cerchi di modificare profondamente l'immagine  pessima e surreale che ne rimanda.
 
Roma, 4 Luglio 2015                                        Giuseppe Bellantonio