venerdì 24 aprile 2015

TRA GUERRA E PACE


TRA GUERRA E PACE
         L’assassinio a Mosca del dissidente Nemtsov  - ‘normalmente’ a passeggio con la propria fidanzata, nonostante l’asserita minaccia per la sua vita – ha certamente suscitato molte reazioni:  eccone alcune. 
        La prima – ovvia in quanto tanto umana quanto generalizzata, e quindi presente anche in Russia – è stata di forte condanna per tale efferato crimine nonché di cordoglio.
         La seconda – anche questa normale – è stata l’assicurazione delle autorità locali circa l’avvio di immediate indagini al fine di rintracciare responsabili ed eventuali mandanti.  Una reazione che, considerato il ruolo comunque politico del soggetto, ha innescato anche la mobilitazione nelle indagini anche da parte degli organi centrali.
         La terza – meno normale – è la constatazione dell’immediata mobilitazione delle Diplomazie Occidentali che, senza neanche attendere di sapere molti altri dettagli oltre quelli dell’avvenuto omicidio, si sono subitaneamente cimentati e compattati in un coro anti-Putin: quasi indicandolo come il mandante morale se non materiale dell’omicidio del dissidente.
         Un atteggiamento, quest’ultimo, che non può che destare interrogativi e sospetti: c’è un fronte anti-Putin e quindi anti-Russia a livello internazionale? Si è costituito prima o dopo la crisi Ucraina? Esistono e quali sono le  responsabilità in capo ai  vari soggetti in campo o rappresentati – ad ogni livello -  nello scacchiere ucraino?
         La logica sembra non escludere – ma, anzi: forse proprio il tipo, lo spessore e le stesse parole adottate per le reazioni avverse a Putin potrebbero far nascere, ed alimentare, dubbi e sospetti - che Nemtsov possa essere stato ucciso  proprio per danneggiare Putin e l’immagine della Russia di Putin: uno strato di fango – che sembra essere stato fin troppo facile cospargere – che si unisce a quelli già sedimentati contro di lui per la questione Ucraina.   Dall’Occidente oggi si dipinge a fosche tinte un Putin nemico della libertà, della democrazia e quindi del suo stesso popolo, ostinato signore della guerra impegnato su più fronti…
         Se l’omicidio Nemtsov fosse così avvenuto, chi potrebbe essere stato a guidare la mano degli assassini, chi potrebbe essere l’occulto mandante? Teniamo presente che ancora non ci sono particolari sul delitto, salvo quelli potuti apprendere attraverso i mezzi di informazione: peraltro, la fidanzata dell’ucciso aveva ricordi confusi.  Sono stati dei killer fomentati da nazionalisti/integralisti politici o religiosi? O criminali comuni per una qualche ripicca soggettiva da far ricadere – per vendetta – oggettivamente su qualcuno? E quale potrebbe essere lo scopo?
         La Russia conta quasi 144 milioni di abitanti e la sola Mosca è alla soglia dei 12 milioni, senza contare quella massa di persone che ogni giorno dall’esterno vi si possa recare per lavoro o commercio: non dimentichiamo che le condizioni economiche, prima ancora che sociali, erano state portate ad un buon livello di crescita proprio da Putin e dal suo entourage.  Certamente, con tutte le disfunzioni che tale tipo di crescita (sicuramente rapida oltre che concreta) ha potuto comportare in una Nazione tanto grande e dagli aspetti geo-politici molto particolari e compositi, dalle mille sfumature e dalle mille sfaccettature tutt’oggi poco compenetrabili all’analisi esterna anche più sofisticata: è un fatto che dalla Russia partissero intensi flussi di turisti che, una volta a destinazione, non lesinavano spese ‘facili’.  Tutto ciò, fino allo shock di qualche mese fa, che ha segnato la brusca discesa dei prezzi del mercato petrolifero, sotto la spinta dell’offerta originata dall’estrazione dello shale oil – con il costituirsi di un consistente e (secondo me, non casuale) fronte ribassista sui prezzi del greggio) La Russia quindi,  non gode più di ottima salute economica: ora tutto è molto ridimensionato  e contemporaneamente c’è da giurare che ci sia chi possa soffiare sul fuoco dei nazionalismi per indirizzarli comunque contro Mosca: persino appoggiandoli e/o favorendoli senza molte riserve e senza farsi troppi scrupoli; e non ci sarebbe da meravigliarsi che ci possa essere chi, così eventualmente facendo, possa augurarsi in una ‘risposta’ russa eccessiva: o di teatro, in Ucraina, o di ritorsione (ad esempio, utilizzando la potente leva delle forniture di gas, o altro) alle misure sanzionatorie prese dalla coalizione targata NATO e fatte proprie dalla UE.
         Qualche analista, particolarmente esperto sui corsi e ricorsi storici, vuol vedervi il possibile tentativo da parte dell’occidente (ovvero: di un certo tipo di ‘occidente’, con un certo tipo di nazioni più o meno affiancate in tale agire) di orchestrare e stimolare una campagna anti-Putin attraverso l’altrettanto possibile appoggio morale e mediatico alla dissidenza, per così rappresentare facilmente agli occhi dell’opinione pubblica (in un’Europa, particolarmente distratta di fronte a ciò che accade dentro i suoi confini, e molto tiepida su ciò che accade al di fuori: salvo vampate di pilotata e interessata ‘indignazione’,) la fotografia di un regime assediato da un popolo ‘quasi’ in rivolta.      Solo che questo ‘quasi’ trova scarsa aderenza con la realtà; e sono proprio i numeri di cui sopra a farvi riferimento: su 12 o su 144 milioni di persone, 10.000 o 20.000 o 100.000 manifestanti possono rappresentare esclusivamente un sintomo più o meno palese e sincero di taluni mali del Paese: dissidenza, squilibri sociali, ecc.    Anche perché c’è comunque da analizzare e valutare ciò che si verifica ‘spontaneamente’ e ciò che invece origina ‘spintaneamente’: ossia sulla base di stimoli esterni che, in quanto tali, sono sempre e comunque un attacco all’attuale sistema sociale, politico ed economico russo. Che può piacere o meno: ma che è quello validamente e legalmente costituito
         Ma ha ragione la Russia a reclamare per l’ ‘invadenza’ dell’Occidente nei suoi ‘affari interni’? Ha ragione a insospettirsi circa la possibile esistenza di una sorta di complotto anti-Putin e quindi anti-sovietico?
         Non vorrei essere io – che ignoro di questa particolare materia -  a dare una qualche chiave di lettura a questi interrogativi… Ma mi permetto di fare dei parallelismi, persino bislacchi: in ogni caso, da non ‘addetto ai lavori’.
         Quando altrove, ossia in altre Nazioni,  accadono contestazioni o palesi malesseri legati – che so – alle differenze di etnia o di sesso o di credo, o disordini legati al mancato rispetto dei diritti umani, o al malessere sociale ed economico che pervade molte Nazioni, non ricordo di aver sentito un qualche politico russo, né tantomeno Putin, censurare i governanti di questo o quel Paese, fornendo persino quella che avrebbe potuto essere scambiata o spacciata per solidarietà.
         Rispetta se vuoi essere rispettato! E’ una massima sostanzialmente vecchia di migliaia di anni.   E non sempre viene applicata: soprattutto nel mondo di quella politica affaristica che non va per il sottile nel tentare ogni manovra utile a creare squilibri, attraverso i quali poter speculare.
         Si può non rispettare Putin, la Russia ed i Russi, esigendo però rispetto verso se stessi e/o i propri possibili/eventuali alleati?
         Ci si può meravigliare se la Russia, mediaticamente ‘assediata’, nei cui confronti sono state adottate ‘sanzioni’ (strumento di una guerra soft. Ma non meno pericolosa, specie per i rischi di escalation), decida di utilizzare diversamente i suoi flussi di gas o ritenga di cambiare repentinamente il suo peso negli equilibri dello scacchiere internazionale?
         E’ saggia o inopportuna e improvvida la decisione del governo di Kiev di  acconsentire alla proposta/disponibilità USA di invio di ‘consiglieri’ (che non sono  certo esperti nella boulangerie locale: i ‘forni’ accesi, sono molti…) ? E cosa accadrebbe se per caso un proiettile (Amico? Nemico? Pilotato? Strumentale?) comunque esploso in un teatro di guerra  dovesse ferire o uccidere un consigliere, un militare USA?
        L’Occidente così solennemente (ed economicamente… : in  nome del business, più che di altri ideali) impegnato su questo fronte

       Allora: abbiamo da poco celebrato, commemorandola con grande dispiegamento di Capi di Stato e di Governo, la ricorrenza del 150° anniversario della Grande Guerra: quella Prima Guerra Mondiale che, in un immane bagno di sangue, la successiva Storia oggi definisce essere stata praticamente inutile: ossia, niente che non si potesse risolvere con il ricorso alla normale diplomazia.    Tutti questi soloni contemporanei - indifferentemente se oggi di là e di qua del fronte allora interessato - dovrebbero spiegarlo ai milioni di morti di allora ed alle loro Famiglie!    Come pure certe solennità commemorative in occasione dell’anniversario dello Sbarco in Normandia, hanno visto vicini indifferentemente – pur se in nome degli alti Ideali di Libertà, Uguaglianza, Pace e Fraternità -  rappresentanti contemporanei tanto degli aguzzini che dei liberatori di ieri.   E, francamente, a quella vista, la memoria storica ha avuto il sopravvento sulla Memoria più nobile.
        Personalmente, capisco tutto: ma la Memoria, specie quando è intimamente connessa a drammi colossali, può lasciare il passo al Perdono, umano e cristiano, ma - fermo restando che il Perdono dovrebbe essere un Atto di natura più intima – altra cosa è l’atteggiamento di chi possa aprirsi al Perdono personale, in rapporto all’affidare il colpevole alla solennità di una Giustizia Superiore, della Giustizia Divina.   Ecco: credo che troppe frettolose ‘assoluzioni’ storiche, non dovrebbero avvenire poiché potrebbero assumere uno sgradevole retrogusto: avrei trovato più corretto che – in quella come in altre occasioni ugualmente solenni ed ugualmente pregne di ricordi dolorosi – i potentati dell’apparire tendessero meno all’autocelebrazione ponendosi meno in evidenza. Anzi: qualcuno dovrebbe forse sentirsi ancora costernato, molto addolorato: anche se il Tempo tende a far sbiadire ricordi più tragici, aiutando così gli immemori, per indole o per pavidità o per utilità.   
          Meglio sarebbe stata una solenne cerimonia religiosa in ogni Capitale del Mondo, al fine di ricordare le atrocità delle guerre e il valore immenso, incalcolabile, della Pace, pregando per allontanare ogni pericolo e per scongiurare ogni ulteriore conflitto.
          Meglio sarebbe stato parlare di celebrazioni all’insegna di un ‘ritrovato e rinnovato spirito di amicizia’, mantenendo vigile ogni senso per poter evitare gli scempi delle guerre.    Il Vico fu maestro nel delineare i fondamenti dei ‘corsi e ricorsi storici’: teoria che si estese poi anche all’economia, grazie agli esponenti della Scuola storica: non dimentichiamolo; e i ‘corsi e ricorsi storici’ sono sotto gli occhi di tutti.
          Altro sale sulla ferita chiamata Russia è stato poi sparso, e in modo non casuale, sulla presunta ‘scomparsa’ di Putin da Mosca e dalle cerimonie: una ridda di ipotesi ha squassato il web, i mezzi di comunicazione scuotevano i lettori più tiepidi formulando ogni tipo di ipotesi; il che – aggiunto al preesistente affaire Nemtsov – scatenava la fantasia dei solenni complottisti che si alternavano dalle colonne dei giornali, alle tv, alle radio, alle conferenze.
         Oggi, per quegli inspiegabili ma purtroppo usuali fenomeni che presiedono alla moderna comunicazione, non si sente quasi più parlare di Ucraina o di Putin o di quali pessime cose avvengano in Russia…   Questo avviene nel mondo ‘ufficiale’: nella realtà, le mamme ucraine sono affrante ed impaurite per i loro figli al fronte, figli che quando tornano nelle loro case per una breve licenza dal fronte, si interrogano sempre più incerti sui perché di questo conflitto d’area, su chi lo abbia realmente voluto, quali interessi ci siano sotto e – soprattutto – se sia realmente giusta la parte per la quale combattono.
         Ecco, questo dovrebbe impressionare la tiepida Europa dei Popoli: più di celebrazioni pompose e stridenti con l’essenza della Morte; di quella Morte sparsa a piene, e colpevoli, mani da signori in marsina e bombetta.
         Ieri come oggi, e – purtroppo – come potrebbe accadere domani se l'Uomo non si riapproprierà della propria dignità interiore, allontanando i Signori della Guerra dal capezzale di questa Umanità fin troppo sofferente e carente dei valori fondanti dei propri Antenati.
 
Roma, 24 Aprile 2015                                         Giuseppe Bellantonio


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