venerdì 6 giugno 2014

CELEBRANDO MASSIMO TROISI

 
Gent.mi Lettori,
sul numero di Giugno 2014 del periodico on-line "La Persona" - organo ufficiale dell'AIAC Associazione Internazionale di Apostolato Cristiano - il M° Gennaro Angelo Sguro ha ricordato la Figura del compianto Artista Massimo Troisi, a lui legato da antica e sincera amicizia.
Le tinte con cui l'Autore ha inteso tratteggiare Massimo Troisi, sono appassionate, intense e dense di quella malinconia con cui è soffuso il ricordo di Tempi forse lontani ma certamente ben presenti.
Una malinconia dolce che sembra cullare i ricordi, intensa ma mai triste: poiché ricordare, celebrandolo, l'Artista è un'azione ricca di forti sensazioni, colorata, ricca delle energie tutte della Cultura partenopea.
Invitiamo i Lettori a collegarsi anche con il sito dell'AIAC - www.aiac-cli.org - per cogliere, insieme al testo qui riportato per gentile concessione dell'Autore, anche le fotografie e l'interpretazione artistica proposta dal Maestro Sguro.
Buona Lettura, dunque!

Roma, 6 Giugno 2014                            Giuseppe Bellantonio

 
 
Correva l’anno 1994 il giorno 4 di un caldo mese di
giugno, era il giorno successivo all’avere finito le
riprese del suo capolavoro artistico: “Il Postino” e
Massimo Troisi ci lasciava tutti nell’oscuro e
impenetrabile “Prima del Silenzio”, lo avrebbe così
definito il compianto amico Romolo Valli.
 
Ero a Roma e nel totale sgomento, cominciai a
telefonare i comuni amici per saperne di più e poi mi
precipitai a ritornare a Napoli.
Massimo era un ragazzo scugnizzo, un autentico e
verace napoletano doc, per intendersi era come uno
di quei scugnizzi, che seppero cacciare i tedeschi
nelle “Quattro giornate di Napoli”. Leale amico,
 
poliedrico artista Massimo Troisi dal cuore semplice
ha fatto e farà parte per sempre della migliore
tradizione artistica teatrale napoletana. Napoli era
 
per lui un teatro aperto, da vivere e respirare, dove si
susseguivano tanti momenti allegri e spesso molto
tristi, scene della vita reale che Massimo custodiva
gelosamente nel suo debole cuore, impresse nei
suoi occhi profondi ma tanto tristi, come già pronte
tutte per le sue sceneggiature.
Dopo il conseguimento del diploma all’Istituto
Tecnico Commerciale, negli anni ’60, iniziò la sua
carriera d’attore teatrale nella Chiesa di Sant’Anna
insieme ad alcuni amici d’infanzia, tra i quali Lello
Arena ed Enzo Decaro.
Giovani e affiatati proseguirono questa esperienza
affittando un garage che chiamarono Centro Teatro
Spazio. Li si susseguivano intensi spettacoli
prettamente napoletani, in stile pulcinellesco.
In età giovanile scoprì di avere una malformazione
del sistema cardiaco, che lo costrinse ad operarsi
negli Stati Uniti per un intervento alla valvola
mitralica.

 

 
L’intervento ebbe buon esito e dopo poco
tempo riprese l’attività teatrale con la sua
compagnia che cambiò nome prima ne
“I Saraceni” e poi ne “La Smorfia”,
richiamando così una delle principali
tradizioni napoletane: l’interpretazione dei
sogni e la risoluzione di questi in numeri da
giocare al lotto.
La compagnia “La Smorfia” ottenne enorme
successo sui palcoscenici italiani, soprattutto
con gli sketch notissimi dell’Annunciazione,
dell’Arca di Noè e di San Gennaro.
L’ultimo spettacolo teatrale de “La Smorfia”
fu “Così è se vi piace” e successivamente
la compagnia si sciolse.
Tra i suoi tanti capolavori cinematografici
resta indimenticabile e eterno “Il Postino”,
 
tratto dal romanzo di Neruda di Antonio
Skármeta, che parla dell’amicizia tra un
umile portalettere e Pablo Neruda durante
l’esilio del poeta cileno in Italia.
Il film meritatamente poi vinse un Oscar,
ma il destino gli impedì d’essere quel giorno
presente. Durante la lavorazione de “Il
Postino”, Massimo già sapeva di doversi
 
sottoporre a un nuovo intervento cardiaco,
e disse: “l’operazione la farò dopo aver

 

finito, perché questo film voglio farlo

con il mio cuore”.
Quando ci lasciò aveva appena 41 anni,
ma già aveva dato tanto, al punto che tutti
lo apprezzavano, l’amavano e lo ameranno
sempre, soprattutto Napoli a cui era
fortemente legato da un inscindibile
rapporto umano e artistico.
Ancora oggi è considerato presente con la sua maschera da timido,
 
ma tanto triste Pulcinella, che ha
 
meravigliosamente interpretato tra frizzi e lazzi con le sue inimitabili smorfie,
 
è stato capace di esprimere
così la sua essenza della migliore napoletanità.

Pulcinella da me tanto amato, ma bistrattato dalla incapacità
 
della reale lettura storica del personaggio,
per cui dedicai in età giovanile la mia opera:
 
“Pulcinella, una Maschera, un Popolo, una Storia”, che
 
tanto Massimo apprezzava, restituendo così alla Maschera,
 
al Popolo e a Napoli la dignità dovuta.
Dedico in una delle pagine de “La Persona” la sorridente
 
e ironica smorfia del caro amico Massimo, in
un momento di pausa di Pulcinella.
Oggi per gli assurdi tempi storici visti e vissuti, certamente,
 
avremmo sdrammatizzato con un ironico e franco sorriso.

Gennaro Angelo Sguro

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