venerdì 28 marzo 2014

NOTE SUL TEMPLARISMO

L'attenzione che circonda il Templarismo è sempre elevata, specie se riferita a questi ultimi 15 anni: periodo nel quale nuove scoperte e rinnovate, più dettagliate, ricostruzioni hanno consentito di mettere maggiormente a fuoco tutta una serie di importanti circostanze.   
Il Dr. Giuseppe Giuffrida - Sovrano della Confraternita Internazionale Cavalieri Templari per uno degli Ordini da maggior tempo presente in Italia e quindi in possesso di un eccellente e solido background storico, peraltro ricco di consistenti quanto interessanti elementi storiografici - ha voluto cortesemente porgere un segno di apprezzamento per questo blog, offrendo in anteprima la pubblicazione della nota - da lui personalmente curata - che farà da introduzione alla prossima ristampa della Charta della Confraternita.
Si ringrazia il Dr. Giuffrida per l'attenzione voluta riservare a questo blog, augurando a lui ed alla Confraternita  da lui guidata una proficua attività.
Roma, 27 Marzo 2014                                                              G. Bellantonio 

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      La letteratura relativa ai Templari, nell’arco dei secoli, è stata notevole e ancora oggi è forte la richiesta di informazioni e chiarimenti che il pubblico pone, facendo sì che molti autori e ricercatori si dedichino in modo appropriato allo sviluppo letterario e alla ricerca storica: ciò grazie anche a continue nuove fonti ed a nuovi particolari che emergono dal passato.
      La nuova materia di studio che dal secolo XVIII comincia a produrre effetti approfonditi per la ricerca storica è l’archeologia, grazie alla quale oggi abbiamo buona conoscenza delle principali lingue antiche e della loro forma di scrittura: per citarne alcune si può fare riferimento agli Egizi, ai Caldei e ai Sumeri. Lo spazio della ricerca in tal modo si è ampliato e nuove opportunità di studio sino ad ieri impensabili si sono concretizzate, come ad esempio la datazione certa per tramite l’analisi con il Carbonio.
      La struttura con la quale l’Ordine Templare si reggeva a partire dalla sua fondazione - ed a seguire anche dopo la morte sul rogo, nel 1314, del Gran Maestro J. de Molay per mano di Filippo IV Re di Francia - si basava sulle regole monacali Cistercensi dettate da Bernardo di Chiaravalle, propriamente studiate per un Ordine che era anche militare. 

     Le analisi storiche spesso contengono notizie contrastanti tra i vari documenti ritrovati, ma restano solidi e indiscussi i principi per i quali l’Ordine si formò e in base ai quali, nel tempo, aderirono giovani e meno giovani rampolli delle famiglie nobili di tutta Europa.
      Papa Urbano II° indisse nel 1095 una guerra Santa in aiuto alla Chiesa Cristiana mediorientale: questa, solo successivamente venne chiamata I° Crociata. Alla richiesta del Papa, tutte le Nazioni del tempo aderirono, ad esclusione della Spagna e di parte dell’Italia (allora frammentata in più realtà politico-amministrative).
      Il 1098 fu l’anno in cui la coalizione Cristiana si mosse da Costantinopoli, conquistando nel 1099 Edessa, Antiochia e infine la città di Gerusalemme. 
      I nobili facenti parte dell’armata Cristiana, offrirono al loro Condottiero Goffredo di Buglione Conte di Lorena la corona di Re delle Terre d’Oltre Mare, egli però ne subordinò l’accettazione al placet di Papa Urbano II°.
      In attesa che il Papa dichiarasse il suo assenso, Goffredo - causa le immani fatiche da lui sopportate durante il periodo della Guerra Santa - nel luglio del 1100 non resse fisicamente e morì.
      La corona fu offerta al fratello di Goffredo di Buglione, Baldovino, che accettò senza indugio assumendo il nome di Baldovino I°.
     Sin qui la storia, il preludio alla Guerra Santa, chiamata I° Crociata: ma cosa in effetti spinse una famiglia, un casato come quello dei Buglione, a vendere tutto il patrimonio da loro posseduto per armare un esercito personale, forte di 80.000 fanti e 10.000 cavalieri, non fu certamente l’interesse per le ricchezze, gli onori o i titoli; la questione attiene a ben altro.
     Nel 488, Meroveo succede a Clodione quale Re dei Franchi: ebbe così origine la dinastia Merovingia.  Tale dinastia ebbe a perpetuarsi fino al 687 d.C., allorchè Pipino prese il totale potere divenendo il nuovo Re dei Franchi, dando così origine ad una nuova dinastia, che prenderà il nome di Capetingia.
      Sia i Merovingi che i Capetingi - per parte materna - si reputavano diretti discendenti della Tribù Ebraica di Beniamino, Tribù che diede i natali a Re Davide ed a Re Salomone.
      Quando gli eventi storici videro svilupparsi la Diaspora Ebraica, nel 66/70 d.C. una parte della Tribù di Beniamino seguì le stesse orme che qualche decennio prima avevano portato elementi di spicco della discendenza Davidica, quali Maria Maddalena, a rifugiarsi in Francia nel territorio che in seguito prenderà il nome di Lorena.
      Finalmente gli incastri geopolitici, storici e religiosi, confluirono nell'antico disegno di riportare a regnare nella Palestina un discendente della stirpe di Davide: fu così nel 1100, proprio con la intronizzazione di Baldovino I°, che tutto si concretizzò.
     Fu proprio durante questo periodo storico che, nel 1114, un gruppo di monaci guerrieri - con a capo Hugues de Payns - fondò l’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone (Cavalieri Templari).
      Dopo un periodo piuttosto lungo di ricerche in Terra di Palestina, non ultime quelle realizzate negli scavi effettuati per anni sotto la spianata della Moschea di Gerusalemme, edificata sui resti del Tempio di Salomone, le ricerche stesse si esaurirono pur se sui loro risultati e sui relativi ritrovamenti nulla si è mai saputo. Però ci lascia riflettere il fatto che, nel 1118, Re Baldovino II° - rifacendosi a Re Giosia, che dopo il ritorno dalla cattività Babilonese del popolo Ebraico nominò un gruppo di soggetti che furono incaricati per la cura e la movimentazione dell'Arca della Alleanza - volle costituire l’Ordine Templare dei Cavalieri di Sant’Andrea anche detti i Principi Custodi del Segreto Reale.
      Nel 1127 il gruppo di Cavalieri partito per la Crociata, fa finalmente ritorno in Francia da Gerusalemme.
      Nel 1128 si svolge il Concilio di Troyes e Bernardo di Chiaravalle viene designato Patrono dei Cavalieri Templari, mentre Hugues de Payens assume la carica di primo Gran Maestro dell'Ordine. I componenti il gruppo originario che formò l’Ordine Templare, tutti provenienti dai Casati più importanti dell’epoca, erano esperti diplomatici per lo più conoscitori di più lingue e proprio per tali capacità iniziarono a rappresentare l’Ordine.
      Fu un successo per l’Ordine: tale da raccogliere attorno a sè l’interesse di tantissime famiglie nobili che furono liete di far confluire nello stesso i loro secondo geniti: ben contenti, questi giovani, di diventare monaci guerrieri anziché solo dei monaci conventuali, e allettati anche da certe offerte economiche e dall'importanza di essere comunque gratificati dell'indulgenza della Chiesa, importante anche per la salvezza delle loro anime.
      La contiguità con la cultura mediorientale, consentì loro di acquisire ampie e diverse conoscenze scientifiche e della natura; di entrare in possesso di testi, documenti e vestigia della biblioteca di Alessandria oltre a documenti relativi agli Esseni; di acquisire conoscenze e trattati sulla metallurgia; di rinvenire dettagliate carte nautiche con il posizionamento di terre sconosciute; di scoprire sistemi di irrigazione e fertilizzazione di aree sterili; di scoprire carte sullo studio dei cieli e sulla composizione del sistema solare e delle stelle fisse; di prendere atto degli studi sistemici delle scienze tecniche e genetiche. Questo consentì non solo di appropriarsi di tutte queste cognizioni e di tutti i documenti ad esse relative, ma permise anche loro di potersi avvalere del tutto, utilizzando le scoperte – anzi, le ri-scoperte - senza incorrere nella blasfemia, poiché l’Ordine era ben supportato dalla Chiesa e dai Papi che da quel momento in poi si succedettero.
      E' evidente come l’Ordine avesse bisogno di ingenti mezzi finanziari per supportare i confratelli, le magioni e i castelli dove avevano la residenza in Europa ma in modo particolare nelle terre d’oltre mare: questi andavano riforniti di viveri, uomini, vestiario, armi e cavalcature oltre a personale di supporto, e gli armati dovevano essere sempre tenuti in condizione ottimale per il combattimento. Ma anche l’utilizzo di quanto si era appreso in Terra Santa ebbe considerevoli e positivi risvolti economici, oltre a una sempre più consistente rappresentatività presso le case Regnanti che, con consistenti offerte, resero sempre più ricco e forte l’Ordine.
      Fra le risorse che i Templari misero in campo, vi fu la costituzione di un sistema finanziario basato su lettere di credito, che consentiva ai pellegrini che andavano in Terra Santa di depositare i loro beni in garanzia per poi prelevarne ove ritenessero più opportuno. Questo fu l’inizio che portò l’Ordine a diventare banchiere di parecchie case regnanti.
      Dopo alterne fortune sulle guerre sviluppatesi nei territori mediorientali in circa 200 anni, nel 1291 - con la fine della VIII° Crociata - i Templari si ritirarono nei castelli e nelle magioni siti nei territori Europei.
      l 1307 fu l’anno in cui i Cavalieri ebbero la disfatta più cruenta per il tradimento del Re di Francia Filippo IV° con la complice connivenza di papa Clemente V°. Ancora prima che Filippo Re di Francia ordinasse la retata, con la cattura di molti appartenenti all’Ordine e la spoliazione dei beni posseduti in tutto il territorio Francese e in speciale modo presso la casa Capitolare di Parigi, per i tesori in essa custoditi, i Cavalieri Templari furono avvisati degli eventi che in tempi brevi si sarebbero concretizzati, così che poterono attuare delle strategie a difesa dell’Ordine, dei confratelli e del patrimonio culturale ed economico giacente specialmente nella casa capitolare di Parigi. Nel porto di La Rochelle fu organizzato lo stazionamento di trentasei caravelle – peraltro di proprietà dell'Ordine - pronte a prendere il mare al semplice comando di partenza. Un gruppo di queste navi, con a bordo cinquanta cavalieri con il loro seguito, dopo essere state caricate di importanti documenti e di parte del tesoro, si mosse in navigazione per approdare in terra di Scozia, dove i Cavalieri Templari verranno ricevuti con tutti gli onori da Re Robert Bruce I°.
      Un altro gruppo, anch'esso con parte di documenti e dl tesoro centrale, approdò in Portogallo: anch'essi furono ricevuti con gli onori del caso dal Re Dinis del Portogallo.
      Infine, senza che i documenti ufficiali del tempo ne abbiano data certificazione, un considerevole gruppo di Crociati iniziò una lunga navigazione: una parte approdò nell’attuale territorio di Terranova, e ciò è stato avvalorato, da numerosi ritrovamenti archeologici nel territorio, comprese alcune tombe Templari.
     Altri gruppi con altre navi approdarono in aree più lontane, comunque a loro non sconosciute: a testimonianza che il Nuovo Mondo era stati già scoperto da tempo.
     E’ interessante sapere che il Re di Inghilterra Edoardo II°, regnante dal 1307 al 1327, era genero di Filippo IV° Re di Francia e di conseguenza Edoardo II°, non molto favorevole alla Chiesa di Roma, non ebbe modo di esimersi dal prestare collaborazione alle richieste del suocero di attivarsi contro l’Ordine: anche se le azioni da lui condotte nel territorio Inglese furono effettuate in maniera blanda e facendo sempre in modo che la notizie dell'arrivo degli armati li precedesse.
      Le controversie fra Robert Bruce I° e Edoardo II° per la unificazione e il conseguente comando sui due Regni, sfociò nella battaglia del 1314 a Bannockburn, abilmente preparata da Robert Bruce con il sostegno sia finanziario che di partecipazione attiva da parte dei Cavalieri Templari.
      La battaglia fu vinta dagli Scozzesi, ma costò cara ad ambedue gli schieramenti causando anche la perdita di molti Cavalieri con la conseguente impossibilità di poterli rimpiazzare. Intanto, in Portogallo, Re Dinis strinse rapporti sempre più consistenti con i Cavalieri, i quali apportarono le conoscenze tecniche relative alle costruzioni navali dell'epoca, consentendo la costruzione di caravelle di stazza importante: donarono al Re anche molti segreti sulla cartografia che comprendeva immense aree del globo a quel tempo sconosciute e come contropartita ebbero onori e la immissione nel possesso di una parte importante di quanto era stato loro sequestrato nel 1307.
     Questo nuovo sapere porterà una piccola Nazione quale era il Portogallo a divenire una paese ricco e potente e ciò fino al secolo XX°. L’apice del forte rapporto instaurato con la casa regnante, si consolidò nel 1317 con la formazione di un nuovo Ordine che venne denominato Militis Cristis o Ordine dei Cavalieri di Cristo: atto ratificato nel 1318 da Papa Giovanni XXII°.
      Il Templarismo a noi oggi pervenuto, volente o nolente, parte da questo atto ratificato nel lontano 1318 ed ebbe nel 1394 come Gran Maestro il Principe della Casa Regnante Enrico il Navigatore.
      In Scozia, Robert Bruce I° ebbe l’idea di inserire nell’Ordine della Rosa+Croce da lui costituito i Templari rimasti.
      La conoscenza tecnico scientifica e filosofica maturata nei due secoli di permanenza nelle terre d’oltre mare, venne trasferita al nuovo Ordine che nel secolo XVI° ebbe in Francesco Bacone il suo più fulgido rappresentante.
      Nel 1662 all’architetto e astronomo Cristopfer Wren viene concessa dal Re Carlo II° la nuova denominazione al Collegio di studi scientifici da lui fondato: nacque così la Royal Society di Londra.
     Tale struttura fu la base di quello sviluppo sociale e scientifico della nazione Inglese che passerà alla storia con il nome di Era Industriale.
     Questi sono i principali fatti storici che evidenziano come i Cavalieri Templari ebbero a dare un notevole contributo alla evoluzione dell’uomo e allo sviluppo scientifico dell’Europa di quel periodo.

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martedì 11 marzo 2014

ANCORA SULL'8 MARZO E SULLA PARITA' DI GENERE

Gent.mi Lettori,
sulle pagine web di "Un sogno Italiano" è stato pubblicato oggi un interessante articolo - a firma Senator - relativo al recente dibattito sulla parità di genere.
Lo porgo alla Vs. attenzione e, a seguire, qui ospito uno dei commenti al mio articolo sull'8 Marzo: a comprova dell'ampio e variegato sentire circa tale tematica.
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La parità di genere per legge

offende le donne e la politica

di Senator

Nessuno mi ha convinto, e ritengo che nessuno mi convincerà, a ritenere “normale” che in un Paese democratico, nel quale le assemblee elettive sono espressione massima della partecipazione popolare alla gestione del potere, la composizione di questi organi debba essere predeterminata nel numero degli uomini e delle donne secondo quella che viene chiamata la “parità di genere”.

Che i partiti decidano di definire gli spazi dei due sessi nelle liste è questione che ben può essere decisa dalle istanze interne secondo principi ed in relazione a situazioni che i partiti stessi sono in condizione di valutare, anche in relazione al loro elettorato. Infatti il Presidente del Consiglio, che contemporaneamente riveste il ruolo di Segretario del Partito Democratico, di fronte alla bocciatura degli emendamenti per la parità di genere nell’Italicum, si è affrettato a dichiarare che comunque “Nelle liste democratiche l’alternanza sarà assicurata”.

Lì, infatti, è la sede di questa decisione che non potrebbe essere imposta per legge per l’ovvia ma, a quanto pare, trascurata ragione che si tratta di scelta che appartiene all’autonomia della politica. Anche per evitare che, vincolati dall’obbligo, i partiti vadano alla ricerca di donne anche quando in una determinata area territoriale non ve ne siano disposte a candidarsi, con l’effetto, negativo, di reclutare in altri ambienti o di mettere in lista donne tanto per rispettare l’obbligo.

Mi sembra che non si possa dire altro che un obbligo per legge nella composizione delle liste offende le donne e la politica. Soprattutto in un momento storico nel quale molte donne sono impegnate con riconosciuto successo nelle istituzioni rappresentative e di governo, al centro, nelle regioni e negli enti locali.

Le donne rappresentano parte essenziale della società, sono portatrici di esperienze preziose che contribuiscono alle decisioni che vengono prese, sia in fase di definizione delle politiche pubbliche che di gestione. Non hanno bisogno di una norma di tutela imposta ab extra ai partiti.

Molte donne impegnate in politica lo hanno capito. Anche Twitter ha recepito queste valutazioni “politiche” oltre quelle giuridiche delle quali ha dato conto Francesco Paolo Sisto, Presidente della Commissione affari costituzionali e relatore sulla riforma del sistema di voto: “sarebbe una norma con problemi di incostituzionalità evidenti”.

Diranno alcuni che norme del genere di quelle bocciate sono presenti in alcuni ordinamenti esteri. Non sono da imitare.

11 marzo 2014

Carissimo,
bellissimo articolo (nota: quello sull'8 Marzo, pubblicato in pari data su questo stesso blog) che condivido. Problema centrato anche se leggendo i quotidiani sull'argomento sembra che oggi sia una giornata contro il razzismo.
Vorrei, però, sottoporti un'idea che mi gira per la mente da qualche giorno.
Le donne studiano di più, si laureano con voti più alti, nel lavoro s'impegnano molto: qualsiasi siano le ragioni.
Questo ho anche accertato nella mia lunga e quarantennale esperienza d'insegnamento universitario.
Con il passare dei decenni gli uomini si troveranno certamente in una posizione di subalternità.
Per questo motivo sono d'accordo con il dividere tutti i posti di lavoro fifty-fifty. Per noi maschietti rappresenta, anche se meno preparati, un modo per restare aggrappati a quel 50% che potrebbe scendere drasticamente se la scelta dovesse essere qualitativa.
Certo è un'idea un po' provocatoria; vedremo, carpe diem!!!
A presto rivederci!
Guido Ca.
 

A commento della mail di Guido Ca. affermo che la stessa riflessione è scaturita anche in me, e non solo.

Credo proprio che i "maschietti" debbano essere preoccupati: le prospettive SONO rosee.

Ma non per loro.

Circa le qualità tipicamente e capacemente espresse dalle donne, ve ne sono molte declinate proprio quo
tidianamente: con evidenza, costanza, serietà, profondità, intelligenza.

E sicuramente, proprio una presenza femminile più intensa a livello di vertici, potrebbe essere sicuramente di grande utilità per il nostro Paese.

Ricorderanno i Lettori quando invocavo l'avvento al potere di una figura femminile - quella simbolica della "Casalinga di Voghera" - che, alle prese con le quotidiane difficoltà di bilancio delle Famiglia, certamente saprebbe esprimere valutazioni e misure di utile e ampio respiro, dal beneficio immediato nel loro impatto con la realtà della collettività.

Un cordiale saluto e grazie per la cortese attenzione!

G. Bellantonio

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sabato 8 marzo 2014

8 MARZO: CERTEZZE O INCERTEZZE SUL SIGNIFICATO?


     Che oggi, seguendo una consuetudine consolidata nel tempo, venga dedicata ogni attenzione alla figura della Donna, è cosa nota.
     Che nel tempo,  si sia rilevata l'esigenza - sempre più pressante, direi assoluta - di eliminare ogni forma di discriminazione relativamente al genere femminile, è cosa nota anche se in molti dovrebbero ben approfondirne le tematiche, ignorando le mode correnti e concentrandosi sui fatti.
     Che vi sia chi si riconduca storicamente alla II Internazionale Socialista di Stoccarda del 1907 o all'esplicitazione del primo americano Womans's Day del 1909 o all'8 Marzo del 1946 - la prima volta, peraltro, che in Italia la mimosa entrò a far parte della tematica celebrativa -  o alla tragedia del 25 Marzo 1911 - 123 donne e 23 uomini, in gran parte immigrati di origine italiana ed ebraica,  non trovarono scampo nell'incendio della fabbrica Triangle, a New York -, può essere una sorta di tenzone tra gli storici e gli ideologi; ma anche questo, essendo un fatto noto, poco interessa alla genericità del tema affrontato oggi.
     Che vi siano delle violenze perpetrate nei confronti di donne, è un fatto: terribile, senza dubbio alcuno.
     Ma è anche un fatto che la violenza - in ogni sua orrida forma, in qualunque luogo possa venire perpetrata, e senza fare alcuna difformità di genere/età/condizione/religione/idee circa chi possa subirla - è un fatto che merita la  massima condanna.
     Ossia, non può essere fatta - a mio avviso - una differenziazione, o una anomala sottolineatura, sul sesso o sulla condizione di chi giornalmente possa venire ucciso, anche se l'attenzione e l'allarme verso tali eventi di cronaca devono essere e restare altissimi.      
     L'uccisione, l'omicidio di un Essere Umano - qualunque possano essere il suo sesso, la sua professione, la sua età, la sua condizione, la fede o le proprie idealità - è un fatto esecrabile e merita, senza attenuante alcuna - neanche da parte del legislatore di turno -, la massima riprovazione e le massime forme di condanna: più di ogni altro tipo di crimine.
     Ciò per la sacralità della Vita e quindi della stessa Persona: uccidere un essere umano deve rappresentare il massimo dei crimini,  ai quali attribuire la pena in assoluto più elevata: senza sconti nella pena da applicare e quindi da scontare.
     L'omicidio di un "uomo" o di una "donna" o di chiunque altro, è sempre e solo un omicidio: il genere, l'età, la condizione o quant'altro sono argomenti utili solo alle statistiche.
     L'attuale tendenza a porre in forte evidenza certi aspetti della vittimologia declinata al femminile, determina a mio avviso un torto - storicamente,  l'ennesimo - alla Donna, relegandola  - pur nella tragedia proposta dalle sfaccettature dei singoli e particolari contesti - per l'ennesima volta in una sorta di classe, di categoria, di gruppo.
     L'8 Marzo non si festeggia quindi la Donna.
     L'8 Marzo non si commemora quindi la Donna.
     L'8 Marzo è invece un giorno  dedicato, a livello internazionale, alla Donna sì per celebrarne le conquiste politiche e sociali conseguite ma anche per reclamarne a gran voce la conquista per quelle Donne - e sono tantissime! - che nel mondo non ne possono fruire e che spessissimo non hanno un volto, una voce.
     Un giorno di riflessione e anche un giorno festoso, persino malinconico se la mente va a quante Donne possano essere rimaste (e lo siano tuttora) vittime delle discriminazioni e delle violenze sostenute da - ormai pessimi e anacronistici - motivi politici e/o sociali.
     Ma è un giorno diverso da quello in cui - sempre a livello internazionale - ogni anno si ricorda - e per questo si alza alto un fortissimo grido di ribellione - la VIOLENZA ESERCITATA CONTRO LE DONNE.
     Non confondiamoci, quindi, e non lasciamoci suggestionare e deviare dalle mode o dall'incitamento di chi, pur se in nome di sacrosante pulsioni e quindi nella massima buona fede, ci invita ad esprimere una qualche partecipazione ad un sentire troppo omnicomprensivo e quindi, in fondo in fondo, indeterminato.
    Non sono tra coloro che sostengono, proprio per distaccarsi dalle consuetudini-abitudini, di rinunciare a contribuire alle pratiche commerciali che fanno da contorno all'8 Marzo o di non più donare della mimosa, simbolo della imminente primavera e quindi un naturale risveglio.
     Penso che la Donna, le nostre donne del cuore - madri, mogli, figlie, sorelle, compagne di vita in genere - dobbiamo "celebrarle", volendo loro bene e soprattutto rispettandole, ogni giorno, ogni ora, ogni istante.
     Penso che, ogni volta che il cuore ce lo possa suggerire, portare anche solo un fiore a chi ci ama sia un gesto di sensibilità e gratitudine: e anche questo non dovrebbe certo essere un gesto saltuario o occasionale, bensì dovrebbe appartenere al quotidiano.
     Ecco allora che potremo dire sempre e in un modo diverso e più profondo e sincero GRAZIE non solo alla nostre compagne ma a tutte le DONNE.
     Un grazie certamente festoso e non solo per "esserci" - come simpaticamente qualcuno dice - ma per ciò che fanno e per ciò che sopportano; mentre dobbiamo farci sentire umanamente VICINI a quante di esse possano patire DISEGUAGLIANZE - anche violente - dichiarando loro, a gran voce, il nostro sostegno: per i loro aneliti di LIBERTA' e di UGUAGLIANZA, come pure per il desiderio di vivere in una società caratterizzata dalla DEMOCRAZIA , dove il rispetto per la Persona, per l'Essere Umano e per la sua Dignità siano preminenti sopra ogni altra cosa.
     Sono queste le battaglie che ci piacciono, quelle dove la voce deve essere chiara,  alta e forte, inequivoca: perché sono battaglie degne di essere vissute, in quanto dedicate a tutto il GENERE UMANO, quella specie cui Uomini e Donne appartengono, di cui l'uno e l'altra rappresentano il reciproco, mirabile, completamento.
     Cancelliamo parole sì simboliche ma superficiali, come lo è FESTA tout-court; come lo è QUOTE ROSA, che tanto riporta alla zootecnia ed è quindi privativa verso quella condizione femminile fortemente protesa verso il traguardo delle PARI OPPORTUNITA'; operiamo - tutti,  in modo continuo ed in ogni contesto - per APPREZZARE e VALORIZZARE i MERITI ed i SACRIFICI delle Persone, aiutandole - e così "aiutandoci" - nella CRESCITA sociale, politica ma soprattutto CULTURALE. 
      Allora sì che sarà VERA FESTA !

Roma, 8 Marzo 2014                                        Giuseppe Bellantonio

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