lunedì 30 dicembre 2013

A PROPOSITO DEL RAPPORTO UOMO-DONNA...


Gent.mi Lettori,
recentemente ho avuto l'opportunità di partecipare ad uno degli incontri periodici che l'Associazione


organizza per i propri Associati e per farne conoscere le attività presso una più vasta platea sociale.
Devo dire che sono abituato a frequentare occasioni similari, ma quella sera - dialogando con qualcuno degli intervenuti e assistendo ai numerosi, qualificati, interventi che si sono susseguiti - sono rimasto colpito da un mix di spontaneità e semplicità veramente raro, come pure da una sobrietà che ben si coniugava alla volontà di chi operava con capacità.
Venuto poi a conoscenza dell'esistenza del loro progetto
mi sono sentito coinvolto emotivamente a tal punto da offrire all'Associazione la  mia personale disponibilità.
In questi giorni, la loro Redazione mi ha cortesemente comunicato il link di collegamento alla loro home-page
 
http://www.bambinooggiuomodomani.org/la-preghiera-di-un-uomo-alle-donne-ritroviamoci.html
 

al fine di leggere l'interessante articolo

La preghiera di un uomo alle donne: ritroviamoci


uomo_donna_ritroviamociLa preghiera di un uomo alle donne: ritroviamoci. La diversità tra uomo e donna quale valore aggiunto.

La redazione del sito ha preso spunto da una lettera di un uomo alle donne per rilanciare la sua preghiera: ritroviamoci! condividendo  la diversità tra uomo e donna quale valore aggiunto







Mi fa piacere invitarVi alla lettura dello scritto, confidando che con l'occasione gli scopi
dell'Associazione possano essere anche da Voi non solo apprezzati, ma anche condivisi sotto il profilo partecipativo: così non escludendo utili gesti di liberalità che possano rafforzarne la presenza e l'azione.
Colgo l'occasione per porgerVi rinnovati auguri per un Nuovo Anno 2014, proficuo e ricco di soddisfazioni per Voi ed i Vostri Cari.

Roma, 30 Dicembre 2013                                                         Giuseppe Bellantonio
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sabato 28 dicembre 2013

QUESITI ANCORA IRRISOLTI NELLA TOMBA DI NEFERTARI?

 
Dal fraterno Amico Avv. Giovanni Salvati - http://www.soscollemaggio.com  -  sono stato interessato, al pari di innumerevoli altri destinatari, alla soluzione di un rebus interpretativo collegato alla lettura di alcune figure e simboli raffigurati nella tomba di Nefertari, Grande Sposa Reale.
Tramite questo blog, rilancio i quesiti dello studioso  - appassionato cultore di tematiche relative al simbolismo, all'esoterismo e alla storia delle diverse espressioni ritualistiche  - che, al riguardo, ha interessato - come potrete leggere di seguito - anche l'esperta in egittologia Prof.ssa Chiara Santagata.
Chissà che non possa emergere attraverso il nostro aiuto il giusto suggerimento per risolvere i quesiti espressi.
Un cordiale saluto e... Grazie !
                                                            Giuseppe Bellantonio
 
 INIZIA

Gentile sig.ra Chiara
ho letto il Suo interessante lavoro pubblicato su Facebook


                                Chiara Santagata - LA CULTURA SPIRITUALE DELL’ANTICO EGITTO

le trasmetto il capitolo 5 della III parte del mio lavoro. Lei ha affrontato questa particolare simbologia. Mi farebbe piacere che Lei mi facesse conoscere il Suo punto di vista, Coma vanno interpretate, secondo  Lei, questa immagini.
da cuore a cuore
.:Giovanni Salvati:.
Capitolo 5°
>?! I cinque vasi canopi !?<
< "Qebeshenuf- Selkis"> 
 Esaminando questo lato della stanza si notano alcuni particolari, che non possono passare inosservati ad un occhio attento a questa particolare simbologia esoterica.
I canopi sull'architrave non sono gli abituali e canonici "quattro", ma bensì
> 5 <
seduti per terra in direzione di Osiride, con il
"volto verde"
 
Se si osserva con più attenzione le immagini, che si susseguono sulla facciata opposta all'entrata della tomba, ci si accorgerà che
> la controfigura simbolica<
 < Qebeshenuf - Selkis >
 del quarto figlio di Horo è rappresentato, a differenza degli altri Tre, per ben "quattro volte" consecutive.
 
> Lo troviamo per "due volte" nella fila dei canopi sopra la porta di acceso alla scala,
> seduto per ultimo <
 senza alcuna iscrizione davanti al volto, iscrizione che osserviamo davanti ai volti dei primi quattro canapi, compreso il suo, il terzo nella fila
?! Occupa quindi il > 3°< e il > 5°< posto !?

Tale inserimento non è certo casuale, ma deve avere un preciso
"significato simbolico"
legato probabilmente alla "testa di falco", utilizzata anche per rappresentare la più importante  divinita
> il Falco - Horo <
Sembra che si voglia fare una distinzione tra cosidetti organi buoni, raccolti nei quattro canoni, e quelli cattivi.
visto che abitualmente sono sempre rappresentate solo le quattro figure canoniche,  pur  con diverse modalità funerarie o rituali.
 
> lo troviamo ancora scivolando  verso le immagini di sinitra, seduto su uno dei due troni, occupando
> "il primo"<
mentre sul secondo è seduta una figura umana, che non sembra appartenere al canopo Imset,raffigurato appunto con tes ta umana, preposto alla conservazione del fegato, il Sud, che compare appena dopo in piedi, dietro Qebehsenuf.
 
> lo ritroviamo per "la quarta volta" in piedi, sempre con la "clamide gialla", davanti Imset,che, come abbiamo visto è legato alla dea Iside.
 
> Appare a tutti gli effetti "un convitato di pietra", anche se non se ne comprende la ragione. Allo stato non sono ancora riuscito a "decriptare" il  significato simbolico occulto, ma certamente la coppia
 <"Qebeshenuf - Selkis">
 appare onnipresente e ci deve essere una qualche motivazione occulta. Conto vivamente sul sostegno non più emotivo, ma  concreto dei miei affezionati lettori, che mi aiutino a
"risolvere insieme"
 questo, al momento, ancora irrisolvibile
 "REBUS"
 
FINISCE

sabato 7 dicembre 2013

TRA TIGRI E MICIONI...



Le cronache politiche, economiche e finanziarie italiane ci offrono il quadro di una situazione che di tutto ha ormai bisogno, fuorché di commenti.

D'altronde, i mezzi che ci offre la comunicazione - nei suoi aspetti attivi e passivi - ci consentono di avere una visione piena dei fatti che si svolgono tanto in Italia che all'estero, con una rapidità tale da rendere praticamente tutto contemporaneo.

Attraverso i canali di informazione apprendiamo di avvicendamenti, di perentorie cancellazioni di norme o di dispositivi di legge, di preparativi elettorali, di primarie o di mini-primarieIl tutto condito dalla babele delle troppe parole - cui fa da contraltare la confusione delle idee - e dall'incessante stridìo di cassandre e polemisti: con una linea di demarcazione sempre più netta e profonda.

Da un lato il "sistema", la politica - pur necessaria, indispensabile: ma che oggi continua a vivere una realtà tutta sua -, dall'altro la realtà-Paese.

Chi si attende delle novità strabilianti nel particolare contesto, credo che rimarrà deluso: Tomasi di Lampedusa, nel suo 'Il Gattopardo', ben descrisse certe situazioni, certe attese, certi desideri e certe speranze di cambiamento.

Indicando nel fraseggio del romanzo che c'era chi si impegnava a fondo per "cambiare tutto senza cambiare niente", dava con capace abilità il quadro fedele di un'epoca.   Ma sembra che, così come insegna la Scuola Storica, la "storia si ripete": fatte salve le diversità che il vissuto di epoche differenti pone di contorno all'essenza delle cose.

Una moltitudine di Italiani, ai quali mi associo volentieri, attende di giorno in giorno, di ora in ora, di momento in  momento, la notizia non di "un fatto" o di "un uomo" nuovo ma - alfine! - di un contesto di soggetti che dica a tutti indistintamente: "fino ad oggi si è fatto così, da domani si farà in quest'altro modo".    Non per una sola cosa, spesso rimandando buona parte della soluzione a momenti differiti, ma per il TUTTO: ossia tutto ciò che sia attinente alla vita sociale-politica-economica dell'Italia.

I mali si conoscono, sono ormai da tempo sotto gli occhi di tutti, tanto sono visibili nella loro conclamata impudicizia.     Per correggerli bastano la buona volontà, il metodo, la costanza e la libertà - certo, nei termini previsti dalla nostra Carta - dell'agire.

Fintanto che certi ambienti manterranno inalterati impianti, strutture, palchi, soppalchi e strapuntini dei loro apparati, non potranno essere gli "uomini nuovi" comunque generati da questi apparati a poter apportare cambiamenti radicali, strutturali, efficaci e di medio-lungo respiro.

Quanto dovremo attendere, noi Italiani - con dei "fondamentali" solidi - per questo cambiamento?  La Spagna e persino il Portogallo - che pure hanno dei "fondamentali" meno buoni dei nostri - ci hanno superato nel risalire le pessime posizioni già occupate, lasciandoci fanalino di coda in compagnia, in questa classifica della peggiore Europa economico-finanziaria, della Grecia.

Parlando con gli amici, al bar, mi è venuta un'idea forse balzana: e se chiamassimo a guidarci quelle "casalinghe di Voghera" (i meno giovani, come me la ricorderanno: in sintesi estrema, era la donna media italiana sulla quale vennero basati per lunghi anni rilevamenti e statistiche) che in Italia sono oggi quelle che consentono di mettersi a tavola per un boccone frugale, facendo quadrare bilanci familiari stravolti e falcidiati da tassazioni - dirette e indirette - ormai insopportabili? 

Meglio la pratica, elementare, saggia capacità di queste nostre Donne che quotidianamente devono attingere a portafogli sempre più sconsolatamente vuoti per mantenere un minimo di vitalità nel corpo delle Famiglie italiane, o sperare nelle qualità apparenti di piccoli geni, di apprendisti stregoni, di capipopolo, di barricanderi post-tutto?

Io spero di cuore che, a vincere, siano  le "casalinghe di Voghera"!  Solo così potremo sì spaccare il centesimo per far quadrare i nostri conti, ma  nella sicurezza che non un solo euro verrà sprecato.

Riprendendo il titolo d'apertura, non facciamo che - tra tigri e micioni - a vincere siano sempre i... gattopardi!
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