giovedì 28 novembre 2013

SOLIDARIETA' AI NOSTRI MARO'

 
 
S O L I D A R I E T A'
A
SALVATORE GIRONE,
MASSIMILIANO LATORRE
E ALLE LORO
FAMIGLIE
 
 

     Attorno alla vicenda dei nostri due Fucilieri di Marina del Battaglione San Marco, si sta consumando l'ennesima bagarre: notizie, ora tragiche ora improntate a calma e disponibilità, si accavallano in modo sempre più affannoso.
   Sarebbe ora che su questa triste e delicatissima vicenda calasse il sipario, che si concludesse, restituendo ai nostri Marò la preziosa Libertà di cui sono oggi privati.
    Ristabilire la Verità - una ed una sola - è interesse della Giustizia, e così dovrebbe essere in ogni parte del Mondo, al di là della diversità di lingue, di costumi, di regimi politici, di religioni.
    Il modo in cui viene amministrata la  Giustizia è il metro principale con cui si misura la valenza, il "peso", di una Nazione e quindi gran parte della sua credibilità: questo ad ogni latitudine, quantomeno nelle Nazioni progredite ovvero in via di sviluppo.
Ma è il caso di ricordare che questi parametri - civiltà, progresso sociale, cultura di un popolo - sono comunque relativi, poiché esistono contesti minori ma non meno importanti, anche riferite a piccole realtà sociali  come pure a contesti c.d. tribali, dove la giustizia viene amministrata in modo preciso, rapido e impeccabile, con modalità improntate al buon senso, all'equità ed all'immediatezza del rigore.
    Credo che nel caso dei nostri due Marò, la Verità sia ormai in possesso di chi deve e può decidere.
    Così che oggi la questione si riduce ad un quesito: perché la decisione tarda ad arrivare?
    Preghiamo per i nostri Marò, gente di mare salda che ha dato prova di un forte senso dell'onore, e per le loro Famiglie: auguriamoci che lo Spirito del Natale possa infondere buon senso e generosità nei cuori delle genti, così che questi due nostri militari possano rientrare nella loro Patria.
   
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Oltre ciò - specie per le parti informative a contenuto storico e/o divulgativo - i Lettori, ovvero quanti comunque interessati alla materia, che possano ritenere ciò utile e opportuno, potranno suggerire delle correzioni e/o far pervenire qualche proposta. Proposte che saremo lieti di valutare ed elaborare.   
 




lunedì 25 novembre 2013

DONNE, ESSERI UMANI: SPECIALI

 
Giornata Mondiale
per l'eliminazione della violenza contro le Donne
 

Questo è il motivo conduttore di questo 25 Novembre, per ridestare le coscienze e - in special modo - per prendere consapevolezza, nel modo più ampio possibile, di tutta una serie di tematiche e di problematiche correlate all'Universo della Donna.
Cambiare si può, si deve! La violenza, odiosa in ogni sua manifestazione, è ancora più da condannare quando è esercitata verso i più deboli e gli indifesi.
Quello della violenza contro le Donne è un tema le cui radici risalgono nel tempo, e sono radici profonde: trovano il loro humus più fertile nella sottocultura, nelle devianze della psiche, nella ferocia delle guerre, nelle lotte tribali, nel senso di conquista insito nell'uomo cacciatore-predatore, e in mille altre sfaccettature della vita ivi incluse le forti pressioni  esercitate anche a livello idealistico e fideistico.
Ma, in estrema sintesi, è una delle caratterizzazioni della VIOLENZA: di quella violenza fisica, psicologica e morale che si abbatte sui più esposti perchè in condizione di debolezza o di vulnerabilità, indifferentemente se siano bambini, donne o anziani. 
Reputo però estremamente riduttivo e quasi "modaiolo" affrontare tale importantissima questione con il termine di "femminicidio": un termine che sì rende bene l'idea ma che rischia di creare l'ennesimo cliché, l'ennesima divisione, l'ennesima e fin troppo facile etichettatura.
Il crimine, perché tale è, riguarda l'essere umano in generale e si chiama OMICIDIO: il fatto che vittima ne possano essere le Donne o i bambini o gli anziani o un handicappato può e deve costituire solo un'aggravante.
L'omicidio in generale, ovverosia i reati "contro la persona", devono trovare una rinnovata e più incisiva disciplina da parte del legislatore; non devono prevedere né sconti in fase processuale né riduzioni di pena successive: le pene, per chi toglie la vita ad un altro essere umano, devono essere drastiche, radicali.
Perché violare, violentare o uccidere un essere umano sono i  peggiori crimini che possano essere commessi da un essere umano verso un altro proprio simile.
In queste fattispecie delittuose, ovviamente, vanno inclusi quegli omicidi che si consumano perché il soggetto che compie il crimine è obnubilato dall'uso di farmaci o droghe: consumo, questo, che costituisce l'aggravante specifica, e non la scusante.
Se è vero che il legislatore, attraverso piccole modifiche, potrà contribuire in modo molto più incisivo a contrastare tali situazioni, è anche vero che devono essere previsti pool di operatori con specifiche competenze, nell'ambito delle Forze di Polizia (già incisivamente presenti e con grande impegno) come in ambito medico e giudiziario.
Solo informando dell'esistenza di specifici e drastici mezzi di prevenzione e contrasto, le menti più deboli e malsane possono fors'anche riflettere di più.
Certo, il "femminicidio" (in quanto "uccisione di una femmina") esiste, così come esiste l' "infanticidio" (uccisione di un "infante"), o il "parricidio" o il "matricidio" o l' "uxoricidio": ma sostanzialmente tutto riconduce energicamente all' "omicidio", ossia all'uccisione di un essere umano, di un uomo.
Tutto ciò che si vorrebbe e dovrebbe fare per prevenire e contrastare sotto il profilo legale e legislativo è pero poca cosa se viene a mancare il substrato di sostegno:  cioè una dinamica, vigorosa, concreta spinta culturale che generi una profondissima revisione storica e sociale, tale da scuotere e ridestare le coscienze e per così indurre ad un rilevante mutamento di atteggiamenti.
Giusta la celebrazione in chiave mondiale, considerando la portata pressoché globale della questione.
Giusto quindi che si possa mirare a misure globali, planetarie: se Kyoto ha segnato la presa di coscienza dell'inquinamento atmosferico e della necessità di salvaguardare la natura ed il pianeta Terra, ci dovrà essere una Kyoto che segni la presa di coscienza dell'esistenza della violenza verso donne, bambini e vecchi, con l'adozione di opportuni quanto necessari standard di tutela validi in tutto il Mondo.
Questa dovrà essere la vera conquista.
Ma vivere anche le tappe intermedie, sarà un preludio che ci farà sentire meritevoli di vivere degnamente.
Da Uomini.
Non da bestie.

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sabato 23 novembre 2013

MARO'...

 
 
 
SONO QUASI DUE ANNI
 
CHE I NOSTRI
MARO'
SONO DETENUTI IN INDIA!
SIAMO VICINI A QUESTI PREZIOSI FIGLI D'ITALIA
E ALLE LORO FAMIGLIE.
CHIEDIAMO AGLI ITALIANI DI RAMMENTARE E FARE PROPRIA 
OGNI GIORNO
LA DOLOROSA ESPERIENZA, L'ODISSEA,
 DI QUESTI DUE NOSTRI MILITARI.
NELL'ATTESA DI RIABBRACCIARLI.
 GRAZIE, RAGAZZI,
PER LA VOSTRA GRANDE DIGNITA'
E PER TENERE ALTO L'ONORE
DELLA PATRIA COSI'  LONTANA!
  
 
 
SAN MARCO !!!

giovedì 21 novembre 2013

AGIRE!





 
 
SCROLLIAMOCI L'APATIA E AGIAMO!
CONTRO LA POVERTA' E LE DISEGUAGLIANZE.
NEL MONDO.

venerdì 8 novembre 2013

ITALIA, QUALE FUTURO?


La situazione italiana vede continui interventi interni oltre a quelli da parte degli osservatori internazionali: tanto in ambito europeo che non.
Oggi, le "chiacchiere" tra amici, al bar, spesso si tramutano in sedute spiritiche attraverso cui evocare i "fantasmi" di questa o quella evenienza, ovvero porre quesiti su "cosa" ci riserva il futuro.
Un futuro non tale in termini prospettici, classici, bensì in termini molto prossimi: limitati all'ambito giornaliero, direi.
Quasi a rinnovare quel "...del domani non v'è certezza" che l'ottimo Cecco Angiolieri, con grande sagacia, aveva ben sottolineato là dove evocava la beltà effimera della giovinezza.
Il panorama che abbiamo davanti è sconfortante: l'abisso che separa la vita "reale" e quotidiana dal mondo della politica - ...sfusa ed a pacchetti! - è ormai incolmabile; al pari delle "apparenti" insanabili incomprensioni che separano l'una dall'altro.
Siamo ancora avvitati, come da quasi 20 anni, sulla disputa "viva tizio", "abbasso tizio": senza apparenti soluzioni: stante il profilarsi di "rimedi" che fanno paventare il prolungarsi di siffatta stranezza italica.
Una stranezza, beninteso, che fa bene anche a chi ravviva ogni possibile fuoco di guerra contro il "tizio": ché, se gli si togliesse questo bersaglio che impegna "apparentemente" ogni forza, ogni energia intellettuale, ogni pur sottile sofisma ideologico, sembrerebbe svuotarsi persino della dialettica che oggi lo connota.
Renzi? Da rebus, sta trasformandosi in mistero. Ferma restando l'attenzione con cui taluni ambienti lo seguono e la considerazione che gli indirizzano i suoi sostenitori ovvero quanti lo possano apprezzare, stiamo assistendo ad una sorta di revival pressoché continuo delle sue idee, del suo pensiero.
Troppo tempo è trascorso da quando queste idee hanno visto la luce, brillando - all'inizio - con grande intensità: ora questa luce si è affievolita in modo sostanziale, rientrando quasi nelle emissioni luminose generalmente presenti.
Proposizioni meritevoli di apprezzamento, ma ormai tali da suonare più improbabili che imminenti: vista l'intensità con cui il  "fuoco amico" cerca di sbarrare la strada a questo vento che, di giorno in giorno, da impetuoso è diventato brezza leggera.
Le statistiche? Ci dicono tutto e niente; quotidiani rilevamenti che ci inebriano di dati che dovrebbero dirci tutto ed il contrario di tutto, aumentano il nostro sentirci trasformati: salvo il suscitare indignazione profonda nei Cittadini.
Cittadini che si sentono sempre più deboli nel fruire dei vantaggi di una democrazia che, in  verità, sono in molti a vivere come un'ingombrante, fastidiosa e intollerabile prevaricazione degli interessi della collettività da parte degli inossidabili sostenitori di interessi particolari.
Fastidio? Equivoci? Tantissimissimi, in questa fase (lunga, molto lunga, troppo lunga).  Spesso urticanti nella forma e spessissimo contro l' "apparente" buonsenso, nei contenuti.
Specie se teniamo conto della quotidiana alluvione di parole che ci viene
scaricata addosso.
Peggio quando rivolta a chi, ai massimi livelli, rappresenti le Istituzioni, l'Italia.
Il fastidio? Soprattutto è concentrato nei confronti di chi critica tutto e tutti, di chi si trincera dietro posizioni di opposizione di assoluto tratto retrò: la gente desidera - ormai in modo sempre più evidente - ascoltare chi possa proporre un qualcosa di proponibile, di valutabile, sul quale potersi pronunciare ed a cui poter dare o meno corso.
Qualcosa che rappresenti tanto una possibile serie di "novità" che la loro estrinsecazione in programmi pratici, attraverso la cui attuazione giungere a concreti e rapidi miglioramenti della situazione attuale.
Tornando al valore, alla pesantezza e al significato (non alla Totò, rammentate?...) delle statistiche: suonano con il rombo del tuono quelle che ci pongono agli ultimi posti delle classifiche per tematiche importantissime della vita di noi Italiani. Della vita, ma soprattutto della qualità della nostra vita!
Indicazioni che ci fanno sentire mortificati: noi che abbiamo avuto maestri del diritto, noi autori e protagonisti del 'diritti romano' (che ancora viene insegnato anche all'estero!), subiamo critiche e retrocessioni umilianti in questo delicatissimo settore. 
Economia, finanze, riforme, qualità della vita... Troppe le cose che ci vedono fin troppo indietro in queste classifiche, in queste statistiche che - giorno dopo giorno - tracciano segni vitali sempre più deboli.
Corruzione, malcostume, evasione dai doveri fiscali, dilagare delle droghe, disoccupazione e inoccupazione, e quant'altro... ci vedono purtroppo primeggiare.
Ma è questa, realmente, l'Italia?
Non ci voglio credere: ho avuto il privilegio di vivere il "boom" economico degli anni '60 dello scorso secolo, ho avuto modo - da Cittadino - di vivere e poter valutare il modo con cui l'Italia veniva amministrata, ho avuto modo di percepire con i miei sensi e con la mia persona la qualità della vita che emergeva dal modello amministrativo applicato al Paese, sono stato spettatore - ma anche protagonista, pro-quota - dell'emergere dalle difficoltà drammatiche della guerra e dell'affermarsi di una via che, pian piano, ci ha portato addirittura tra i Paesi ad alto tasso di industrializzazione,...
Oggi tutto ciò è drammaticamente lontano, sembra che una gigantesca spugna venga passata continuamente sul nostro passato, per cancellarlo.
E così consegnarci ad un presente senza futuro.
Un presente dove i Cittadini non comprendono bene i meccanismi i base ai quali le banche non agevolano l'erogazione del credito (che pure è uno dei punti cardine dei loro stessi atti costitutivi).
Così come assistono stupefatti al passaggio di mano delle nostre aziende più qualificate, alla vendita di marchi storici: tutte realtà dove lo shopping straniero è molto pronunciato.   Ma anche situazioni che ci tolgono patrimonialità.
Adesso potrebbe toccare a ENI, o a ENEL o a qualche altra residua Azienda a forte capitalizzazione: e dopo? Cosa ci resterà?
Le risorse interne, il portafoglio dal quale tirare fuori i soldini per poter agevolare la ripresa e la crescita, mostrano sempre lo stesso scarno contenuto: le uniche nostre armi sono la (drastica, immediata, efficace) riduzione della spesa pubblica e il contestuale abbattimento di ogni forma di privilegio personale: con il contemporaneamente ogni risorsa va destinata a formule e forme assolutamente improntate alla produttività, alla crescita, all'occupazione.
Ascoltiamo proclami dove si sostiene ancora un nuovo e più marcato avvento di uno stato-assistenziale che sostenga-mantenga i Cittadini con un reddito minimo garantito; pensate che dopo ci sarebbe ancora chi si spaccherebbe in quattro per cercare un pur minimo lavoro? Pensate che "prendere" da quel po' di risorse che ci possono essere ancora per destinarlo a ciò anziché destinarlo a produrre nuova ricchezza imprenditoriale, sia il mezzo più corretto?
O è solo la riviviscenza - pur effimera che possa essere - di vecchi sogni della politica più ideologizzata, chiusi in cassetti polverosi?
Possibile che siano queste - e come queste, purtroppo, anche altre - la luminosa testimonianza del prodotto di menti eccezionali?
Mah! Personalmente, resto interdetto. Molto.
Specie assistendo al bla-bla-bla che alla fine si conclude con la solita "formula magica": che a pagare - ovvero, a contribuire in modo sostanziale - siano coloro che... posseggono qualcosa: una casa. una pensione, uno stipendio, dei risparmi!
Giustificare queste "stranezze" sostenendo che, con siffatto operare, verrebbero (anche e conseguentemente) adeguate verso l'alto le pensioni minime, è come mettere lo zucchero su prodotti immangiabili, anzi tossici: meglio sostenere direttamente ed esclusivamente questi redditi, allora.
Mi sembra che sia il revival della solita sindrome predatoria, camuffata da uno spirito di giustizia/equità (sic!) alla Robin Hood!
Certo, la formula "prendere ai ricchi" per "dare ai poveri" è accattivante, persino ben vestita di certi alibi mentali: ma in realtà nasconde solo l'incapacità nel "produrre ricchezza" attraverso il corretto ricorso ai classici fattori della produzione, ovverosia attraverso corretti dispositivi giuridico-finanziari-produttivi che consentano IN CONCRETO di offrire rapide possibilità di nuovo lavoro, di un rafforzamento di ogni attività già intrapresa a livello industriale, di sbocchi per i giovani e per le nuove famiglie, di sostegno alle famiglie anche monoparentali.
Mettere le mani dei Cittadini è il gesto più facile che ci possa essere, qualunque possa essere la forma e la formula.
La sostanza, quella è. 
Ma se è vero che tale è, è anche vero che basterebbe uno studentello di scuola superiore a fare queste semplicissime manovre, senza scomodare una pletora di soggetti che "amministrino" la cosa pubblica.
Che la coperta sia corta, sempre più corta, se ne sono accorti tutti da tempo.
Ma che a stare "al caldo" o "al riparo" possano essere sempre quelli che il sentire popolare definisce come "i soliti", non va bene.
E allora, quale futuro è riservato all'Italia ed agli Italiani?
C'è un futuro degno di essere vissuto, ossia dignitoso?
Un futuro scritto con i colori dell'Italia o di quell'Europa  di quella (per noi) lontanissima UE dai marcati connotati teutonici?
E soprattutto: chi ha in mano il destino dell'Italia?

Roma, 9 Novembre 2013                             Giuseppe Bellantonio

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