giovedì 28 febbraio 2013

PIETRE SU PIETRO

In coincidenza con le ultime ore del Pontificato di S.S. Benedetto XVI° non sfugge agli osservatori più disincantati un accentuarsi di certe notizie, vere o spacciate come tali quando non palesemente infondate o false.
Sembra che vi sia una "certa parte" - peraltro avvolta nell'evanescenza dell'ombra, e quindi per ora "senza volto" - che si sta adoperando con ogni mezzo al fine di mettere in una qualche cattiva luce la decisione assunta dal Pontefice, il ruolo quantomeno di "certa" Chiesa tuttora sensibile ai peccati della carte e dei vili metalli, le lotte di potere che si consumano sull'altra sponda del Tevere.
A questo, si aggiunga un perdurante attacco contro quella parte di cristianità organizzata ed attiva sotto l'egida del Papa di Roma, e quindi della Chiesa Cattolica; una miscela invero esplosiva!
Al punto che anche la figura del Papa è sotto feroce attacco: a parere mio, con il fine di sbiadirne l'importanza e della Figura e dell'operato; certa prassi, ossia quella di tentare - con ogni mezzo lecito e non - di colpire e demolire la figura ed il prestigio di una persona, è una prassi consolidata posta in essere da chi non ha concreti e validi motivi nonché qualità diverse da offrire.
Demolendo le persone, demonizzandole, si cerca di fare in modo che non solo se ne possa avere un'opinione via via più appannata, ma persino se ne possa offendere e colpire quell'immagine che poi diviene ricordo, persino in odore di santità nell'immaginario collettivo.
Questo perché avere un buon ricordo di qualcuno che non c'è più, ovvero non ricopre più un incarico o una qualità prima rivestite con grande dignità ed onore, è pericoloso: agli occhi di "certe parti" il buon ricordo sta per rimpianto e quindi per continuo paragone con ciò che l'attualità può offrire.
Si badi bene: questa sassaiola continua - al limite del tentativo di lapidazione - verso le figure più autorevoli della Chiesa Cattolica, non viene solo dall'interno dello SCV o solo dall'Italia (così viene fatta apparire dalle cronache e dall'informazione corrente): credo che eventuali mandanti occulti potrebbero essere ricercati fors'anche tra quanti possano essere "gelosi" dei risultati che l'evangelizzazione cattolica consegue attualmente in Africa.
Quell'Africa che è importantissima nello scacchiere internazionale per i suoi sviluppi a breve, medio e lungo termine; quell'Africa su cui certo "imperialismo" (qui indicato quale concetto: indifferentemente da chi possa esercitarlo) ha posto mire ambiziose e cupide; quell'Africa che è stata culla di Civiltà e dove vissero i nostri più diretti, antichissimi, progenitori (quantomeno a livello dell'attuale area che include l'Europa); quell'Africa che ha un ritmo di crescita tra i più sostenuti e che è in grado di offrire ampi margini a favore delle imprese che vogliano operare in quei mercati; quell'Africa in cui la Chiesa Cattolica vuol continuare ad operare con ampio e corretto respiro, evitando i tanti errori che in passato possano essere stati commessi (pur se questi sono da parametrarsi  nel modo corretto alle diverse epoche in cui ebbero a verificarsi: diversamente, come sarebbe possibile fare dei paragoni corretti?).
Ecco, tutto questo avviene mentre Papa Benedetto sta per lasciare il Soglio di Pietro.
Questo sta avvenendo: presenze oscure, diaboliche, stanno tentando di distruggere quanto più possibile la Chiesa, anche utilizzandone una qualche umana debolezza di qualsivoglia dei suoi componenti.
E su quelle macerie ci sarà  forse qualcuno che, mostrando mani e cuore solo apparentemente candidi, dirà che intende guidare il Gregge per così sottrarlo ai momenti bui che sembrano ipotecare il futuro.
Sarà quello, invece, il momento in cui il Male si imporrà, ovvero tenterà di imporsi.
Ecco perché la preghiera e la fiducia nella Provvidenza Divina sono armi che il Gregge dovrà utilizzare mentre si mantiene stretto intorno ai suoi Pastori: tanto per averne luce e conforto che per veicolare queste forti energie verso Chi possa poi re-indirizzarle, accresciute, su di noi.
Addio, Papa Benedetto XVI°, le pietre del diavolo e dei suoi peggiori adepti  non ti potranno mai colpire!

Roma, 28 Febbraio 2013 h. 15,50


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Oltre ciò - specie per le parti informative a contenuto storico e/o divulgativo - i Lettori, ovvero quanti comunque interessati alla materia, che possano ritenere ciò utile e opportuno, potranno suggerire delle correzioni e/o far pervenire qualche proposta. Proposte che saremo lieti di valutare ed elaborare.  

lunedì 25 febbraio 2013

IL DOPO VOTO: TENTAZIONI DI "INCIUCI" IN VIOLAZIONE DEGLI IMPEGNI PRE-ELETTORALI ?

Le votazioni, a scrutinii elettorali ancora in corso, offrono un panorama che sbaraglia le previsioni della vigilia: dal recupero di chi era dato per sonoramente sconfitto ai minori consensi accumulati dallo schieramento che si riprometteva la conquista della leadership politico-governativa, dai voti copiosamente attribuiti a chi ha cavalcato la protesta e l'insofferenza popolare al muro sul quale si sono infranti i progetti elettorali di chi aveva forse sopravalutato eccessivamente il proprio "fascino" in sede elettorale.
A prescindere da questo, e alla luce delle tante parole-promesse ascoltate in fase pre-elettorale - cioè quella fase in cui ciascuna parte politica cerca non solo di distinguersi per ciò che intenderà fare in caso di "vittoria", ma soprattutto chiarisce con quali controparti ci si possa quantomeno armonizzare così che si possano eventualmente stringere alleanze utili - sarà molto, molto, interessante vedere come vorranno e potranno regolarsi i vari soggetti interessati e intenzionati a governare. 
I voti da ciascuno conquistati sulla base di quanto sopra evidenziato, esprimono comunque parti di una volontà popolare espressa nelle urne; resta comunque una volontà inespressa che è quella riferibile ad una cospicua fetta di elettorato attivo rappresentato da chi non ha votato ovvero non abbia espresso alcuna forma di consenso.
E i voti conquistati sono coerenti con l'espressione palese di una valutazione delle varie proposizioni della campagna elettorale.
Chi tra coloro che intenderà proporsi come forza di governo si sente tanto coraggioso da infrangere le posizioni assunte in campagna elettorale, stringendo una qualche alleanza opposta proprio ai consensi ricevuti?
Credo che nessuno vorrà dare il via ad un "festival dell'inciucio" tale da assumere, agli occhi dell'elettorato, le pessime caratteristiche di un "vetero-festival-della-menzogna".
Le rapide metamorfosi di una situazione globale, le gravi difficoltà socio-economiche e produttive dell'Italia, l'assenza di un progetto e di un conseguente programma (che, a medio termine, scandisca le tappe di un concreto tentativo di risanamento: da avviarsi senza alcun ulteriore indugio) esigono scelte rapide, coraggiose, intelligenti e razionali.
L'augurio è che chi doveva, chi aveva l'onere di provvedere in tal senso, abbia cautelato l'Italia del dopo-elezioni dagli attacchi di coloro che - incuranti del fatto che ad esprimersi sia stato il Popolo Italiano, e non i diversi singoli leader di partito - potrebbero essere tentati di aprire le ostilità contro la nostra Nazione (a cannonate: utilizzando l'arma subdola e ultra-valutata dello spread; ovvero con il sistema schiaccia-nazioni del rating), o potrebbero tentare di comprare per un tozzo di pane le nostre migliori/più competitive industrie, o potrebbero essere tentati di enfatizzare delle normali proteste anche di massa per strumentalizzarle anche pericolosamente, o  - infine - potrebbero percorrere quelle strade che la memoria ci indica come "care" agli "speculatori" ai "loschi e avidi banchieri" ed agli "stati speculatori" che prosperano sull'altrui miseria.
Certo, una riflessione si impone - più di ieri -: tanto è palese e - come si usa dire - "chiara anche per un cieco".
La politica così come è stata fatta e proposta fino alla vigilia di queste elezioni, è logora e sempre più distante dal "paese reale".
Questi risultati stanno offrendo dati tali da cui emerge un forte cambiamento della volontà dell'elettorato: un cambiamento che non può essere minimizzato tout-court dietro la parola "ingovernabilità".
Se le attuali componenti politiche più "tradizionali" dovessero fare quest'errore, la data per una prossima consultazione si avvicinerebbe fin troppo pericolosamente: e i risultati potrebbero essere tali da cancellare definitivamente delle componenti politiche che, ancora oggi, si sentono forti della loro "storicità", del loro "valore" anche in senso storico-temporale.
Vediamo quindi e soprattutto quali "consigli" potrà portare "la notte", e quali le proposte che potranno scaturirne nell'interesse preminente della nostra amata Patria.
 
Roma, 25 Febbraio 2013 h.20,48


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giovedì 21 febbraio 2013

ELEZIONI 2013 TRA DUBBI E SOLLECITAZIONI


 
Spendere altre ed attuali parole su questa tematica è esercizio del tutto poco utile a così poca distanza dal voto.
Chi doveva decidersi e quindi decidere, lo ha già fatto.
Gli indecisi di ieri sono invece ancora oggi indecisi: troppa confusione, troppi contrasti aspri - dove dominano i "noi" contrapposti ai vari "loro" -, troppe promesse - carenti della necessaria esplicazione del "come", "quando", con "quali mezzi" ed a "cura di chi" si conta di provvedere -, fin troppa gente che dovrà/dovrebbe occuparsi di amministrarci, troppa demagogia (purtroppo ancora applicata su stereotipi quali "borghesia", "capitalismo", "aree di evasione", "chi ha di più" e quant'altro).
Se un appello deve essere rivolto è quello rivolto agli indecisi: solo una cospicua presenza dell'elettorato attivo può sottolineare una precisa volontà di svolta.
Non votare è una scelta di auto-castrazione: pur se sostenuti da validi motivi, quali l'insoddisfazione per come i politici possano fin qui aver fatto e di come possano aver potuto farlo, il non votare non può rappresentare una forma di protesta.
Si protesta con un "no" piuttosto che non un "si", ma non votare o votare scheda bianca significa contribuire in modo concreto a dare importanza e quindi consistenza a quei partiti ed a quelle liste che possono contare su uno "zoccolo duro" di elettorato.  Elettorato potrei dire "fidelizzato" che segue le sorti del partito o della lista: con qualunque tempo, anche quando l'esperienza passata possa essere stata negativa, e pure in presenza di prospettive affatto determinate e precise.
In una situazione severa come quella italiana, in un contesto europeo pesantemente compromesso dal perdurare di  una congiuntura difficile a livello mondiale, occorre indirizzarsi non tanto su chi cavalca la giusta protesta, quanto su chi possa proporre delle soluzioni alle diverse pessime contingenze nazionali.
Non si può governare né con le proteste né grazie alle proteste: chi ha l'onere di governare una Nazione, un Popolo deve pur avere delle minime competenze.    Diversamente, il giorno dopo essere stato eletto, il governante che non saprebbe come muoversi e rapportarsi tanto con i meccanismi politici, amministrativi e legislativi nazionali, che con quelli internazionali, non potrà che fare "flop" ed avviare il Paese verso ulteriori fasi di pericolo, fors'anche irreversibile.
Certo, il "flop" può essere mitigato da iniziali misure nazional-popolari, tali da suscitare formidabili plausi ma scarsi effetti pratici (anche se motivati da target virtuosi, quali i minori costi della "politica").
Del pari, il "flop" potrà anche essere mitigato da "alleanze" e "patti di desistenza", ma ciò equivarrà a creare "inciuci" proprio con coloro che oggi sono bersagliati dagli strali di chi cavalca le (giuste, giustissime) proteste.
Politica, spettacolarizzazione della politica, politica-spettacolo: concetti diversissimi tra di loro, per intendere i quali bisogna essere lucidi e razionali.
La "politica-spettacolo" poco rispetta la sostanza delle attese politiche dell'elettorato e, tutto sommato, è meglio sorridere e ridere in un teatro - applaudendo l'attore di turno - che in luoghi diversi quanto impropri: il sorriso potrebbe poi trasformarsi in qualcosa di negativo e preoccupante.
Sono d'accordo con i Lettori: scegliere e decidersi non è facile o semplice.   Ma questo è lo scenario, e si dovrà fare virtù di necessità.
Ma pur tra mille dubbi, occorre esercitare il proprio diritto di voto.  
Non votare ci mette in quell'area grigia dei "senza volto": soggetti che non potranno che essere politicamente rappresentati da altra gente "senza volto", senza caratteristiche certe delle quali poter gioire o potersi lamentare.
E mettere il proprio futuro in mani "senza volto", è troppo.
Ricordiamo: la storia dimostra che "stare alla finestra", in attesa di non si sa bene cosa, "non paga".
Votare vuol dire esserci, esistere socialmente e politicamente, avere una propria voce.
Ed avere una voce è indispensabile a livello nazionale, specie quando intorno ai confini patrii sembrano aggirarsi oscure presenze che - stando alle notizie di stampa e di cronaca - potrebbero persino tentare di esercitare influenze stridenti tanto con la libertà di voto che con gli stessi principi della "libertà" e della "democrazia", come pure opposti al mai cancellato concetto di "sovranità nazionale". 
Non leghiamoci e non imbavagliamoci da soli.
Dimostriamo, attraverso la libera espressione di voto dei Cittadini, che la coesione nazionale è possibile; dimostriamo di voler essere padroni del nostro destino e non sudditi di qualche potentato politico o finanziario, o - ancor peggio - di chi possa essere tentato di impadronirsi delle nostre tentazioni, delle nostre pulsioni, persino del nostro intimo sentire.
 
Roma, 21 Febbraio 2013


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lunedì 11 febbraio 2013

BENEDETTO XVI: UN PAPA, UN UOMO


Quanto comunicato oggi da S.S. Benedetto XVI° trascende la cronaca quotidiana, rivestendo una rilevanza epocale.
Poco importa se in molti cercheranno di stimolare ovvero offrire chiavi di interpretazione alle dimissioni offerte dal Pontefice; il dato reale, oggi e nel tempo, è il senso di smarrimento che pervade i fedeli della chiesa Cattolica.
Ma sarebbe sbagliato non tenere in debito conto che l'evento coinvolge - pur se con riferimenti diversi - tutta la Cristianità ed il Mondo intero nella sua chiave sociale e politica.
Ammesso e non concesso che a fronte di questa sofferta, coraggiosa e complessa decisione possano esserci altre e diverse motivazioni di tipo collaterale, potremo forse soddisfare la nostra curiosità tra qualche decennio.  Quindi, un esercizio del genere, pur se comprensibile, è a mio avviso poco utile, oggi.
Ma quello che resta, all'evidenza dei nostri sensi, é la realtà di un Padre Santo che ha voluto ricordare al Mondo, con il Suo gesto al limite della temerarietà ed oltre ogni concezione fideistica di "umano coraggio", la grande statura del Suo essere e voler essere "anche" Uomo.
Un Uomo che - fors'anche implicitamente - con il Suo atto ha tracciato un esemplare percorso per quanti in futuro seguiranno nel ricoprire questa Altissima Dignità.
Un Papa ed un Uomo perfettamente consapevoli delle grandi sfide - anch'esse epocali -  che il Mondo, che i Popoli del Mondo, stanno affrontando e che - forse ancora più pesanti - affronteranno in un prossimo futuro.
Un Papa ed un Uomo che hanno dovuto affrontare, al pari di tutti i fedeli che si riconoscono nel Cristianesimo, la traumatica e cruenta realtà delle feroci persecuzioni contro i Cristiani. 
Un Papa ed un Uomo perfetti conoscitori dei Valori e degli Insegnamenti che la Dottrina Teologica ha in sé e per sé. 
Nel mio personale sentire, il gesto compiuto dal Papa si scolpisce nei nostri cuori come un grande Dono fatto da un Pastore che, per amore del Gregge affidatogli - e che a Lui si è affidato -, ha voluto fare un passo indietro per passare il "testimone" a chi, fors'anche con energie fisiche più fresche, potrà imprimere maggiore velocità ad azioni e mutamenti anche profondi nella Chiesa.
Un atto d'amore ed un sacrificio - ossia, un atto contraddistinto dal valore di fare un qualcosa di incommensurabile significato e contenuto, di sacro - non certo una rinuncia per abbandonare quanti si sono affidati alla Sua Guida Spirituale!
Penso che la Croce possa essere abbracciata e portata in tanti modi, e "sento" dentro di me che il gesto di Papa Benedetto XVI° ha queste prerogative.
Mi auguro che tutti i Cattolici sappiano cogliere in questo avvenimento - come dicevo - epocale, il giusto stimolo per fermarsi e riflettere come non mai: concentrandosi nella preghiera; una preghiera che, in quanto collettiva e coincidente nei tempi, possa contenere istanze ed energie tali da acquistare una straordinaria forza e grandi, positivi, poteri.
Non solo attivi attraverso la preghiera, quindi,  ma anche attraverso le loro decisioni e le loro scelte, che sono poi le scelte di ciascuno di noi: ed è attraverso queste che si costruisce giorno dopo giorno "il" futuro.
Non una "avventura" chiamata futuro.
Grazie, Papa Benedetto, per aver condiviso con noi questo breve percorso terreno, quale guida della Chiesa Cattolica,  e grazie per quanto - anche quale semplice Sacerdote - potrà fare anche nel silenzio attivo della contemplazione e della preghiera!
 
11 Febbraio 2013                                              Giuseppe Bellantonio
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